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State attenti, la Morte è in burnout
Il nuovo romanzo di Francesco Muzzopappa è un tuffo nella vita. Il lettore con quella Maria empatizza, ride e si commuove
Anche la Morte può andare in burnout. Può andare fuori di testa, troppo stress, troppi pensieri, troppi anni passati con un lavoro che la fa odiare da tutti. Senza che nessuno la conosca mai veramente, che possa raccontare veramente di averla vista, di averci avuto a che fare. Trovandola magari anche simpatica. Il problema è che quando la Morte va in burnout, potrebbe capitare di tutto. Anche che decida di frequentare qualcuno o qualcosa: nello specifico, un gruppo di preghiera. Con annesse feste di beneficenza e gite a Lourdes. Ma anche che le capiti di essere direttamente responsabile di un morto non programmato, nonostante questa Morte si chiami Santa Maria. È questo il titolo del nuovo romanzo per Solferino di Francesco Muzzopappa: estremamente divertente, come è nelle corde dello scrittore, ma allo stesso tempo ancora e sempre capace di ironizzare con temi spesso considerati tabù ma senza mai ridicolizzarli, sminuirli o mancando di rispetto. «“Santa Maria” – spiega Muzzopappa – è un commedia che nasce dall’osservazione dell’attualità, dalla deriva di un’umanità profondamente distratta e talvolta incattivita. La protagonista è la Morte, una signora discreta che per cinque miliardi di anni si è dedicata esclusivamente ai trapassi del genere animale, vegetale e umano, senza frequentare il mondo reale per non farsi influenzare nelle scelte. Succede che dopo tanto lavoro ha un esaurimento nervoso, e nell’attesa che l’Inps le dia una risposta sulla possibilità di andare in pensione, esce tra la gente e si mischia con gli abitanti del piccolo paesino in cui si è rifugiata». Paesino che è l’ennesima tappa del suo peregrinare che dura da sempre, costretta a non fermarsi mai troppo in un posto per non lasciar trapelare dubbi su chi possa essere se non, appunto, una dimessa signora di mezza età, che quell’età però non la cambia mai. Qui, però l’incontro con il genere umano non è dei migliori. «Ma – prosegue l’autore – i guai si ingigantiscono quando la Morte si innamora. I nodi che vengono al pettine sono tanti, troppi. E nel frattempo si rende conto che il genere umano non vede l’ora di rubarle il lavoro». E pagina dopo pagina alla fine succede proprio quello che non si immagina: il lettore, con quella Maria che è la Morte, empatizza, ride moltissimo ma si commuove anche altrettanto, riflette sulle cattiverie del mondo e in qualche dis-avventura si identifica con la protagonista, sorprendendosi e indignandosi per tante assurdità che compongono la vita. E che ci vuole la Morte per far apparire in tutta la loro chiarezza.
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