TATUAGGI
Esprimere il proprio Io sulla pelle

Fino a poco tempo fa il corpo tatuato significava che si era stati in prigione, oppure, più anticamente, rappresentava un “marchio” che indicava galeotti, marinai, guerrieri, conquistatori oppure derivava da antiche tradizioni tribali.
Ma se i nostri tatu-antenati fossero catapultati nel mondo di oggi, probabilmente, avrebbero un mancamento. Dalla fine degli anni Sessanta e inizio anni Settanta in poi, infatti, la cultura del tatuaggio ha conosciuto una progressiva diffusione, prima nelle sottoculture giovani hippy, nelle carceri e fra i motociclisti e, poi, ha conquistato lentamente ogni strato sociale e ogni fascia d’età.
E così, a cavallo fra vecchio e nuovo millennio, il tatuaggio ha avuto una diffusione via via crescente, spinto dalla popolarità dei personaggi pubblici che li hanno sul corpo, e da semplice fenomeno di costume è divenuto una moda per persone di tutte le età. Tanto che, oggi, il tatuaggio coinvolge tutti: uomini e donne, ragazzi e adulti, personaggi famosi e persone normali che, sotto la camicia, possono nascondere un mondo.
In realtà è un fenomeno tutt’altro che recente. Anzi, si tratta di una delle forme più antiche di creatività, inventata per comunicare agli altri qualcosa di se stessi. Nelle società tribali, dove spesso era obbligatorio, il tatuaggio serviva per raccontare situazioni come il passaggio all’età adulta, il rango sociale, l’appartenenza a un clan specifico, il dolore per la perdita di una persona cara. In alcune culture era usato anche come strumento magico, per tenere lontano gli spiriti maligni, o come “medicina” per curare alcuni malanni.
Per esempio, dei tatuaggi terapeutici sono stati ritrovati sulla mummia dell’ uomo di Pazyryk nell’Asia centrale, oppure sui resti della principessa di Ukok (Mummia dell’Altai) databile intorno al 500 a.C., che rappresenta un animale immaginario (cervo e grifone) di un alto livello artistico, arrivato quasi intatto a noi grazie alla permanenza nel permafrost.
Tra le civiltà antiche in cui si sviluppò il tatuaggio ci fu l’Egitto ma anche l’antica Roma, dove poi venne vietato dall’imperatore Costantino. Altri popoli che svilupparono propri stili e significati furono quelli legati alla sfera dell’Oceania dove, in ogni particolare zona, si trovano tratti caratteristici ben definiti. Famosi quelli maori, quelli dei popoli del monte Hagen, giapponesi, cinesi e gli inuit. Ed è proprio dall’altra parte del mondo, dopo l’oscurantismo e la proibizione dei tatuaggi nel Medioevo e nei secoli successivi che il tatuaggio venne reintrodotto in Europa.
In particolare ciò avvenne dopo le esplorazioni oceaniche del XVIII secolo, che fecero conoscere gli usi degli abitanti dell’Oceania. Alla fine del XIX secolo l’uso di tatuarsi si diffuse anche fra le classi aristocratiche europee e, per esempio, fra i primi tatuati celebri ci furono lo Zar Nicola II e Sir Winston Churchill.
Oggi, invece, la situazione è diversa. Secondo una ricerca dell’Istituto superiore di sanità, nel 2019, il 12,8% degli italiani era tatuato: una percentuale che cresce fra vip, personaggi dello spettacolo e sportivi. Una rivoluzione che, ora, è diventata moda.
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