SALUTE
Tecniche funzionali in ortopedia: ora anche per gli over-65
Al centro del Trauma meeting di Riccione la discussione del nuovo approccio terapeutico per i pazienti anziani: cure mirate e ripresa rapida

Negli ultimi dieci anni in Italia sono triplicati gli over-65 con traumi al ginocchio, alla caviglia, al gomito, tipici di coloro che pur avanti negli anni continuano ad andare in bicicletta o in moto e praticano ancora sport come tennis, trekking, sci. Per una perfetta guarigione e un rapido recupero, come desiderano questi infortunati, in diversi centri di ortopedia sono ora disponibili delle tecniche molto funzionali e destinate a diventare di routine in tutti gli ospedali. Di questa possibilità, con dati alla mano, si è parlato all'ultimo Trauma meeting di Riccione, presenti oltre 1400 medici ortopedici provenienti da tutta Italia.
«Oggi una frattura ossea per i sessantenni, ma anche per coloro che sono più avanti negli anni - fa presente il dottor Pietro De Biase, presidente e relatore al congresso, insieme a Marco Mugnaini, Paolo Esopi e Andrea Micaglio - è un evento spiacevole da superare al più presto, per tornare efficienti come prima. Di conseguenza è anacronistico trattare le fratture e i traumi delle persone anziane, uomini e donne, con i metodi finora in uso, cioè apparecchio gessato, immobilità prolungata che causa rigidità alle articolazioni e ai muscoli, con conseguenze ben più gravi. Questi pazienti hanno mille impegni, viaggiano, fanno sport, spesso lavorano e quindi hanno bisogno di guarire senza perdere tempo a recuperare la propria efficienza fisica. Nei nostri reparti i ricoverati di questo tipo sono la maggioranza».
Da qualche anno si è deciso di modificare nei centri ortopedici l'approccio terapeutico ai pazienti della cosiddetta terza età. Bisogna solo adattare le nuove tecniche, che sono essenzialmente chirurgiche, a questi soggetti, tenendo presente le loro difese biologiche e il loro patrimonio osseo, in altri termini le condizioni di salute generale e in particolare quelle delle ossa, che con l’età inevitabilmente si indeboliscono. Si stanno già seguendo dei protocolli nuovi, che prevedono l’uso di viti e piastre studiate per migliorare la stabilità e altri accorgimenti tecnologici. Una particolare ricerca è stata fatta per la frattura del femore prossimale. Tra breve disporremo di una metodologia “condivisa” per i tipi di fratture più frequenti, un documento ufficiale da cui si spera che nasceranno delle vere e proprie “linee guida” per il trattamento dei traumi negli over-65.
Quanto siano cambiati gli over 65 lo dimostrano i numeri di fratture più frequenti. Tra 65 e 75 anni al primo posto c'è quella del polso (100-130 uomini e 300-400 donne ogni 100mila abitanti l'anno), mentre con l'aumentare dell'età prevale quella del femore, seguita dall’omero. Sono in continuo aumento anche le fratture articolari, che un tempo erano quasi esclusive dei giovani, in particolare il ginocchio, la caviglia e il gomito, tipiche dell’attività sportiva.
Un approccio terapeutico vecchia maniera non è più accettabile. Lo stesso tipo di frattura trattata con tecniche moderne, anche negli over-65, permette un recupero pieno in un tempo che è la metà rispetto a quello dei sistemi tradizionali. E questo vale per tutte le fratture, non solo per quelle dovute a una pratica sportiva.
Al termine del Thrauma meeteng di Rimini, ecco le conclusioni degli Ortopedici tramatologi ospedalieri d'Italia (OTODI): basta con le lunghe degenze e i lenti recuperi, il più delle volte parziali. Le cure devono mirare a una ripresa completa e il più rapida possibile, che consenta il pieno ritorno alla vita attiva, indipendentemente dall'età.
© Riproduzione Riservata