SICUREZZA
«Troppi disperati nel centro di Varese»
Clochard sdraiato sotto i portici, «a volte infastidisce le donne»
Il filmato impazza in Rete: si vede un immigrato sdraiato per quasi tutta la lunghezza dei portici di corso Moro, in evidente stato alterato. Ha bevuto? Si è drogato? Non è dato saperlo. Di sicuro è stremato, appoggia la testa alla colonna per riposare: si gira, dice qualche parola sconnessa, scopre l’abbigliamento intimo e poi si tira su i jeans, incurante dei tanti passanti che restano stupiti davanti allo “spettacolo”. Il tutto accade vicino a boutique storiche o nuove di zecca, negozi di charme, vetrine illuminate: anche in questo caso, come spesso accade, siamo nel centro storico di Varese, un posto che dovrebbe essere sinonimo di bellezza e cura, di incentivo al turismo e alla dolcevita fra un gelato e un acquisto senza troppi pensieri. Invece no.
Effetto a catena
Qualcosa sta cambiando in città: convivono due mondi, soprattutto fra il giorno e la notte. Al ritmo frenetico e “pulito” del lavoro, delle commissioni quotidiane, presto del ritorno a scuola e degli acquisiti, si sommano al calar del sole scene poco rassicuranti. E non parliamo certo dei frequentatori dei locali con tavolini che anzi abbelliscono la zona: no, si tratta di compagnie di giovanissimi rumorose, urla, schiamazzi, troppo alcol, disperati che vagano in stato alterato, con comportamenti fra il trasandato e il minaccioso, generando anche timori per possibili aggressioni. Soprattutto dopo l’omicidio “casuale” di Sharon Verzeni a Terno d’Isola ad opera del rapper deviato Moussa Sangare, cresce la preoccupazione. E si teme che anche qui un tasso esagerato di disperazione, abuso di sostanze e spaesamento nei migranti possa sfociare in atteggiamenti rischiosi, di sfida, non solo verso le donne. Anche se è il primo pensiero: «Questa persona l’altra sera mostrava i genitali e infastidiva le passanti - dicono alcune residenti -. Molte hanno paura a rincasare da sole».
Reazioni imprevedibili
L’uomo dei portici sarebbe arrivato da qualche settimana, non si sa da dove: «A volte dà in escandescenza, girando per diverse vie del centro - prosegue il racconto su di lui -. È alto e forte. Quindi non siamo sicuri di come potrebbe reagire. La cronaca di questi giorni ce lo insegna: a volte si commettono follie per alterazioni mentali. Queste persone andrebbero prese in cura: che cosa possono fare le forze dell’ordine davanti a casi del genere? Di certo noi che viviamo in centro non siamo più sicuri: quando usciamo per qualche impegno, abbiamo paura, pur non avendola mai avuta prima. Il centro è invivibile, è troppo rischioso girare la sera: i ragazzini a San Vittore bevono, gridano, fanno bisogni in giro, hanno anche dei pitbull liberi. Sono ubriachi e fuori controllo. Sentiamo di non avere più in mano la nostra Varese».
Una brutta sensazione, che nasce non in facinorosi o razzisti, ma anche in persone impegnate da sempre nel sociale e pronte all’aiuto, come Maura Aimini, colonna del volontariato: «Chi vive in centro sta pensando di cambiare casa - dice -. Il passaggio delle pattuglie delle forze dell’ordine rassicura e dà punti di riferimento, ma queste persone vanno curate, non portate in Questura».
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