VENEZIA
Un delfino a Venezia, 'non avvicinatevi'
(ANSA) - VENEZIA, 09 NOV - Acrobazie con vista San Marco,
schivando gondole e vaporetti in una delle zone più trafficate
della laguna di Venezia. Da inizio ottobre a Venezia, nel bacino
di San Marco, sono frequenti gli avvistamenti di un delfino che
risulta presente in laguna già da luglio. Se i passaggi di
tursiopi - la specie a cui appartiene 'Mimmo', come qualcuno lo
ha ribattezzato - nell'ecosistema che circonda il capoluogo
veneto non sono così rari, più strano è che questo esemplare
abbia deciso, da almeno un mese, di trasferirsi in una delle
zone più rumorose e a maggior densità di imbarcazioni.
La sua presenza ha catalizzato l'attenzione di curiosi,
turisti e anche animalisti ed esperti preoccupati per la salute
dell'animale. Al momento le sue condizioni sono buone e, fa
sapere il Museo di Storia naturale di Venezia, pare essere
uscito più volte in mare: questo dimostrerebbe che non si tratta
di un animale intrappolato nella laguna, ma che sta nel bacino
di San Marco volontariamente. Il monitoraggio, a opera anche di
Cert e Guardia costiera, è costante.
Ma la preoccupazione resta. Il delfino potrebbe rimanere
ferito dalle eliche e già in qualche occasione i vaporetti hanno
dovuto manovrare all'ultimo per evitarlo. Ieri in piazza San
Marco si è tenuto un flash mob di un gruppo di cittadini che
chiedono più rispetto per il delfino e che, nei giorni scorsi,
hanno fatto partire una raccolta firme per chiedere che venga
riportato al più presto in mare. Al traffico "normale" di
gondole, barche e vaporetti "si aggiungono ora - spiega Cristina
Romieri, tra le promotrici dell'iniziativa - parecchie
imbarcazioni, che vanno appositamente per vederlo e
fotografarlo. Alcune portando perfino turisti. Abbiamo visto
addirittura lanciare assurdamente una palla".
Comportamenti che hanno spinto gli addetti ai lavori a
emanare un "vademecum" per approcciarsi all'animale. Tra gli
accorgimenti, quello di mantenere una distanza di almeno 50
metri. "Dobbiamo cercare di non disturbare l'animale, non
avvicinarci troppo, non tagliargli la strada se siamo in barca",
riassume Luca Mizzan, responsabile del Museo di Storia naturale.
Inoltre "non cercare di dargli da mangiare, o comunque di far
diventare un animale selvatico qualcosa di diverso, quindi di
farlo familiarizzare troppo con l'uomo. Anche perché noi
speriamo che decida di tornare fuori in mare". Un trasferimento
che potrebbe essere dettato anche dallo spostamento dei pesci
verso il mare aperto con l'abbassarsi della temperatura.
Gli avvistamenti ormai sono frequenti tra bacino di San
Marco, Punta della Dogana, Giudecca e Lido, ma l'indicazione, se
fosse notato in aree diverse, oppure in difficoltà o ferito, è
quella di contattare la Guardia costiera o il Cert. (ANSA).
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