BAMBINI
Un’analogia cambierà la pedagogia

L’analogia come strumento per conoscere le cose nuove. Un software istintivo, un computer, appunto analogico, fornito ai bambini per natura.
Si chiama metodo analogico quello che è nato quarant’anni fa da Camillo Bortolato. «Quando – spiega il suo ideatore – ero insegnante al primo anno di primaria e per spiegare ai bambini ho fatto riferimento alla mia esperienza di bambino, rintracciando i ricordi di quando avevo 4 o 5 anni e di come percepivo la matematica».
Da lì è nato uno degli strumenti caposaldo del metodo analogico, la “linea del 20”, «basata su un paio di mani. E poi ho scoperto che le mani sono un computer, ho studiato e capito che l’essenza del calcolo avviene lontano dalla preoccupazione dei numeri, delle cifre: c’è quasi come una coscienza ingenua, dell’innocenza delle parole. E sono andato avanti in questa maniera».
Arrivando dai numeri alle lettere, dal calcolo alla lettura, fino a espandersi negli anni in strumenti e libri, in un progetto editoriale sostenuto da Erickson, che dall’infanzia e la primaria toccano la secondaria di primo grado e sempre più materie. «Ho creato – spiega Bortolato – sempre più strumenti che permettono la comprensione come un regalo, senza bisogno di parlare, perché vedevo che era la strada giusta: mostrare le cose piuttosto che descriverle. In qualche modo ho anticipato Windows: quando ho visto che hanno usato il mouse ho detto proprio: è quello che volevo io, il mouse ci dice “guarda qua, guarda là”, è proprio giusto. Ed è il mondo extrascolastico che ci ha superato». Un apprendimento “a pioggia” che sostituisce quello “a goccia” proprio attraverso le analogie che permettono ai bambini di avere uno sguardo di insieme, di vedere «dall’alto. I bambini vedono per esempio subito tutto l’alfabeto e imparano in maniera stupefacente. La parola d’ordine è proprio apprendimento al volo, a pioggia, abbondante: i bambini hanno bisogno di vedere tutto, senza segmentare nel facilitare troppo. Cosa i bambini possono vedere rientra nella loro essenza di uccellini che volano e non si perdono mai, fanno migliaia di operazioni di orientamento, sono onesti con se stessi. Con il metodo analogico facciamo questo adeguamento del tempo della mente al tempo dell’offerta». E i problemi di comprensione si risolvono attraverso l’analogia.
Un metodo che si applica bene anche in un momento di didattica a distanza proprio perché in qualche modo associa il tempo della mente al tempo del computer. Adattandosi anche come strumenti ai tempi che cambiano e alle offerte che crescono. La linea del 20 nata come strumento per il calcolo è stata adattata all’italiano ed è diventata base per lo sviluppo di quanto realizzato a livello anche di testi per le diverse materie scolastiche, fino alla più recente creazione anche di software, di oggetti digitali per lavorare con il computer, costruendo anche webapp soprattutto dal periodo della didattica a distanza, sapendo anche affrontare l’immediatezza delle problematiche emerse con il lockdown improvviso dello scorso anno. Strumenti che si evolvono pur mantenendo la centralità dei concetti alla base del metodo e che si stanno rivelando sempre più utili non solo per gli insegnanti, ma anche per i genitori che seguono i bambini a casa. E che non solo stimolano i bambini in generale, ma offrono un valido aiuto per chi ha difficoltà di apprendimento.
«Con il metodo analogico – sottolinea ancora Bortolato – ci sono anche software che sono strumenti per tutto, ci sono orma strumenti per tutte le materie. Il mio suggerimenti agli insegnanti è di trattare i bambini come i grandi, farsi stupire dai bambini, in una sorta di rovesciamento, chiedendo loro di stupire la maestra raccontando una storia lunghissima o facendo problemi difficilissimi. Questo però senza enfatizzare, senza farli sentire superpotenti, perché accanto all’apprendimento scolastico ci deve essere quello di umanità, di pazienza, di sopportarsi, di volersi bene, di sopportare la fatica. Lasciando la libertà di apprendere che si trasmuta in desiderio, in gioia, in sorpresa».
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