NON SOLO LIBRO
Urin di temp indrè
Dagli incontri in dialetto nei cortili alla pubblicazione della loro raccolta: appuntamento stasera al Centro Padre Pino Moia

Un libro speciale per raccontare un'avventura speciale, in dialetto. Di che si tratta?
Basterà recarsi stasera, domenica 2 giugno, alle ore 20.30, al Centro Padre Pino Moia di via Garibaldi, a Orino, per scoprirlo. Qui si può solo dire che gli incontri in dialetto del mercoledì sono stati tutti raccolti in una pubblicazione di assoluto valore culturale.
Saranno Albero Palazzi, direttore di Menta e Rosmarino, la nostra Federica Lucchini, lo storico Giorgio Roncari e Diana Ceriani, cantastorie dialettale varesina a spiegare il senso di questo libro che non è solo un libro ma una testimonianza culturale.
Due volte al mese per più di un anno: cinque, dieci, fino a venti persone alla volta, i capelli bianchi e una padronanza del dialetto che oggi è merce rara, riunite il mercoledì pomeriggio in biblioteca civica col desiderio di riannodare le fila del passato per capire meglio il presente e regalare un pezzo di sé a chi verrà dopo.
Questo libro s'intitola “Urin di temp indrè” e il Comune l'ha dato da poco alle stampe col contributo di Comunità Montana e Fondazione Comunitaria del Varesotto.
«Nel dicembre 2017 - racconta proprio Roncari, che ha curato la pubblicazione - il sindaco Cesare Moia pensò di raccogliere intorno a sé un certo numero di anziani che normalmente si esprimono ancora in dialetto, col semplice scopo di fare memoria di come si viveva in paese fino a qualche decennio fa, con le sue tradizioni ormai quasi del tutto scomparse, i personaggi, i modi di dire. Ogni volta la riunione era su un tema diverso».
Un patrimonio culturale di grandissimo valore, salvato dall'oblìo quasi all'ultimo minuto. A mettere per iscritto i ricordi, tenuti insieme col filo rosso del dialetto orinese, ci ha pensato proprio Roncari, dalla cui penna sono usciti negli anni vari lavori di pregio a carattere prevalentemente storico e documentaristico locale, che al testo in vernacolo ha poi affiancato la traduzione in italiano. Al suo fianco si sono via via trovate altre firme autorevoli della cultura valcuviana, da Gregorio Cerini di Arcumeggia a Mauro Marchesotti di Gavirate a Pietro Papa di Laveno.
«Si è trattato di incontri conviviali - chiosa Roncari - nel corso dei quali ognuno portava le proprie memorie, esperienze, curiosità».
Dalle nebbie del passato sono emerse vere e proprie chicche come la figura di Ferruccio Moia, pioniere dell'aviazione, che un secolo fa volle tentare il volo partendo dalla cascina di sua proprietà alle pendici del Campo dei Fiori; ma anche l'uso civico del legnatico che ha radici antiche, e ancora vive in paese, caso rarissimo per la provincia di Varese.
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