LA NARRATIVA
L’orizzonte di Azul

Il mondo di Azul, a Porto Rico con la sua famiglia trasferita da New York, si sbriciola all’improvviso come quel nido di tartarughe marine sulla spiaggia che appiattisce in un impeto di rabbia e poi ricompone per salvare quelle vite non ancora schiuse e che dovranno faticare per raggiungere il mare.
Ciò che non sono riusciti a toglierle i mesi con la vista appannata quando aveva cinque anni e si era dovuta sottoporre a un’operazione alla vista, imparando a riconoscere gli odori anche delle emozioni, glielo porta via la separazione dei suoi genitori. E il crollo di quella che era la sua felicità.
«In punta di piedi sull’orizzonte» (Il Castoro) è il quarto libro di Elisa Castiglioni, cresciuta a Cardano al Campo, che da tre anni vive a Varese, ma che nel 2013, quando con il suo romanzo d’esordio, «La ragazza che leggeva le nuvole» ha vinto il prestigioso Premio Cento riservato alla letteratura per ragazzi, era negli Stati Uniti.
«Io sono stata davvero in vacanza a Porto Rico – racconta – e sono stata colpita dal doppio nido delle tartarughe e ancora di più dal sapere che quando nascono e devono raggiungere il mare non puoi toccarle altrimenti si disorientano. Quello della tartaruga d’acqua che nasce sulla terra e deve arrivare al mare con le sue forze è un conflitto. A Creta, l’anno dopo, ho visto la loro marcia».
La bella e intensa storia di Azul e della sua crescita, i suoi errori fatti con la speranza di poter ricongiungere mamma e papà e che la portano a essere sospesa da scuola e ad avvicinarsi aiutandola nel lavoro nella sua strana bottega all’anziana giapponese Akeru, offrono una lettura che riesce ad affascinare e commuovere non solo i ragazzi dalla scuola media, ai quali il libro è principalmente rivolto. Ma anche un pubblico più adulto. Che può confrontarsi con tanti aspetti di quotidianità ed emotività tracciati con una sensibilità forte e con uno stile che ti avvolge.
«Scrivo da quando ho imparato a scrivere – prosegue l’autrice -, prima con i disegni, poi con le parole. Da piccola non ho mai pensato né detto che avrei voluto fare la scrittrice. Ma ho sempre letto. E quando avevo dieci anni mio nonno mi ha regalato una macchina da scrivere. Quello che scrivo è quello che sono».
Lei è insegnante di lingua e cultura italiana a Milano a studenti americani che in Italia stanno per un semestre. «Insegnare – dice – ti tiene ancorato al presente, mentre scrivere ti porta in realtà parallele».
Azul, la protagonista del suo nuovo libro, le ha fatto compagnia per gli ultimi tre anni e la sua storia la narrava contemporaneamente a un romanzo storico, «Desideria».
«Li portavo avanti alternati ed è stato stancante, ma anche proficuo, perché se un tuo scritto resta lì un po’, quando lo rileggi con occhi freschi la storia cresce».
Perché alla fine non è l’autore che crea i personaggi, «ma sono loro che ti trovano, vengono da te e ti raccontano una storia: tu devi essere pronto ad ascoltare».
Non crede, Castiglioni, «ai libri medicina: la lettura è lettura, le storie sono storie. Però ci stanno le riflessioni». E in «In punta di piedi sull’orizzonte» le riflessioni ci sono: «Tanti spunti su che cos’è la famiglia, i legami con le persone, la tutela dell’identità».
E ci sono pure le storie: tante storie e tanti momenti storici. E un ricordo del nonno, che aggiustava oggetti proprio come l’anziana Akeru nel libro.
«Azul impara anche dalle relazioni anche con le cose. Perché il nostro rapporto con le cose dice molto di noi».
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