L’INCONTRO
Varese, gioco in carcere con i figli
Un detenuto: «Essere qui è un dolore pesante ma andrò a letto felice». L’iniziativa europea si è svolta nello Spazio Giallo dei Miogni
Nel carcere di Varese, su 100 detenuti, 12 hanno a casa un bimbo che li aspetta.
Cinque detenuti-papà, di cui due già nonni, ieri, mercoledì 12 maggio, hanno trascorso un pomeriggio di giochi con i loro figli e nipoti nell’ambito della “Partita con mamma e papà”, iniziativa europea organizzata in collaborazione con il Ministero della Giustizia, allo scopo di portare in primo piano il tema dei pregiudizi e dell’emarginazione di cui spesso sono vittime i 100mila bambini in Italia (2,2 milioni in Europa) che hanno il papà o la mamma in carcere.
La casa circondariale dei Miogni, diretta da Carla Santandrea, ha aderito all’iniziativa nell’ambito di Spazio Giallo, progetto di supporto alla genitorialità alla seconda edizione portato avanti dalla ong Bambinisenzasbarre, con le associazioni Lotta contro l’emarginazione e la Casa del giocattolo solidale.
Nella maggior parte delle carceri, per l’occasione, viene organizzata una partita di calcio. Ma a Varese la casa circondariale è ricavata in un ex convento del 1893 e gli spazi sono molto piccoli. Il format è stato dunque declinato in un pomeriggio di giochi di ginnastica artistica con Cristina e Martina di GiocoSport di Jerago con Orago. I giochi, seguiti da una merenda, si sono svolti nella sala dei colloqui, che è la stessa dove è stato istituito lo Spazio Giallo, uno spazio fisico voluto dalla ong Bambinisenzasbarre per favorire la genitorialità. Sono stati gli stessi detenuti ad imbiancare la sala per renderla più accogliente.
«Lo Spazio Giallo è un luogo fisico, ma principalmente emotivo - spiega Alessia Boldetti della cooperativa Lotta contro l’emarginazione -. Abbiamo creato un atrio per l’accoglienza esterno alla sala colloqui, in cui diamo un supporto psicologico ai bambini. È faticoso, infatti, incontrare il papà in un luogo condiviso, a cui si accede passando sotto uno scanner, rimanendo sempre sotto gli occhi di qualcuno. Momenti destrutturati ludici e ricreativi sono fondamentali per creare serenità e vicinanza».
Il pomeriggio è trascorso tra abbracci, sorrisi, qualche sguardo triste e qualche lacrima. I papà - detenuti per reati comuni, tre stranieri e due italiani - si sono fatti trascinare nei giochi, si sono divertiti a fare imitazioni e hanno aiutato i bimbi più piccoli nei percorsi. È stato festeggiato il compleanno di due gemellini di due anni. «Mi piace giocare con i miei figli, è stato come essere al parco o a casa - racconta un detenuto -. È stato un giorno di gioia e felicità. Nella vita ho fatto alcuni errori, lo riconosco. Ho attraversato momenti difficili a cui ho trovato le risposte sbagliate. Essere qui è un dolore pesante, oggi però andrò a letto soddisfatto».
La giornata non ha solo una valenza affettiva. «I momenti con la famiglia sono fondamentali per vedere i detenuti in un contesto diverso e pensare ad un reinserimento nel tessuto sociale che sia dotato di senso educativo e pedagogico, ed evitare la recidiva» è il commento di Serena Pirrello, funzionario giuridico-pedagogico.
Ma il tempo per stare insieme ad un certo punto finisce. I bambini hanno voluto firmare la maglietta dei papà, per lasciare loro un ricordo. «Assistere a questi incontri è un’esperienza molto forte - conclude Cinzia Premoli, volontaria della Casa del Giocattolo Solidale - Nonostante il contesto, rimane una sensazione di intimità e di serenità».
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