OCCUPAZIONE
“Contratti pirata”, lavoratori schiacciati: è allarme
Dumping contrattuale: assunzioni con stipendi ridotti. Confcommercio: «Penalizzano le imprese oneste e schiacciano i dipendenti». La situazione nel Varesotto

È partita da un’indagine nazionale realizzata da Fipe e Adapt e sta prendendo piede in tutta Italia come una vera e propria mobilitazione per la trasparenza. La campagna contro il dumping contrattuale approda anche nella provincia di Varese, dove Confcommercio e Fipe (Federazione italiana pubblici eservizi) denunciano con forza l’utilizzo di contratti collettivi “anomali” nel terziario, nel turismo e nei pubblici esercizi. Si tratta di contratti che, pur formalmente regolari, sono sottoscritti da sigle prive di effettiva rappresentanza e impongono ai lavoratori condizioni più svantaggiose, con differenze salariali che possono superare i 3.000 euro l’anno, meno tutele e meno diritti.
«Non si può più tacere di fronte a una situazione che penalizza le imprese corrette e schiaccia i lavoratori», afferma Rudy Collini, presidente di Confcommercio Uniascom provincia di Varese.
«Questi contratti pirata inquinano il mercato, alimentano concorrenza sleale e mettono in ginocchio il sistema economico locale. È giunto il momento di pretendere controlli più efficaci e regole certe: un contratto collettivo nazionale deve essere firmato da chi davvero rappresenta le imprese e i lavoratori del settore».
L’ALLARME
Pubblici esercizi penalizzati: Fipe lancia dunque l’allarme anche a Varese. La distorsione è particolarmente evidente nel settore della ristorazione e dei pubblici esercizi, dove – secondo i dati
nazionali – coesistono oltre 40 contratti collettivi, alcuni dei quali prevedono retribuzioni più basse, l’assenza della quattordicesima, meno ore di formazione, coperture ridotte in caso di malattia e assenza di garanzie fondamentali.
I NUMERI NEL VARESOTTO
Nella sola provincia di Varese, il comparto dei pubblici esercizi conta oltre 4.200 imprese e circa 11.800 addetti, con una forte presenza di giovani e donne e una predominanza di microimprese. Proprio queste ultime rischiano di subire la concorrenza sleale di chi applica contratti non rappresentativi.
«SITUAZIONI PARADOSSALI»
«Nel nostro settore si registrano le situazioni più paradossali», sottolinea Giordano Ferrarese, presidente di Fipe Confcommercio provincia di Varese. «Un barista assunto con un contratto firmato da una sigla minoritaria può trovarsi con uno stipendio inferiore anche di 250 euro al mese rispetto a quello previsto dal contratto collettivo nazionale Fipe. E questo senza saperlo, senza poter scegliere, e senza tutele equivalenti. Il dumping contrattuale non è solo un danno per i lavoratori, ma un colpo basso per tutte le aziende serie che rispettano le regole e faticano a competere con chi risparmia sul costo del lavoro. A Varese, come altrove, dobbiamo difendere il valore del lavoro e la dignità delle persone».
I CONTROLLI
Confcommercio e Fipe provinciali ribadiscono che il vero contrasto al dumping contrattuale passa da controlli maggiormente efficaci, da una riconoscibilità formale dei contratti sottoscritti da sigle realmente rappresentative, e da un’alleanza tra istituzioni, imprese corrette e lavoratori consapevoli. In provincia di Varese, dove il tessuto imprenditoriale è fatto in gran parte da piccole imprese a conduzione familiare, l’utilizzo di contratti anomali da parte di realtà esterne rischia di minare la competitività locale e disincentivare l’ingresso dei giovani nel settore.
«Quello che denunciamo», conclude Collini, «è un sistema che premia chi non rispetta le regole e mette in difficoltà chi le applica. È il momento di restituire equità al mercato del lavoro: nessuna impresa può crescere sulla pelle dei propri dipendenti. Servono regole chiare sulla rappresentanza sindacale per fermare i contratti pirata».
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