ANCHE A VARESE
Notti bizzarre a caccia di fantasmi

Forse non c’è da stupirsi se dopo due film dedicati agli acchiappafantasmi ( Ghostbusters, 1984, 1989) e un terzo atteso il prossimo anno oltre a una serie Tv in 11 stagioni e altre decine di programmi sul tema del paranormale, la realtà si sia alla lunga adeguata alla fantasia.
Sulle tracce di ectoplasmi veri o presunti sono proliferati gruppi di cacciatori in tutto il mondo, Italia compresa. E il Varesotto, già peraltro teatro delle gesta efferate delle «Bestie di Satana», non poteva fare eccezione.
Così potrebbe capitare, in una notte più o meno buia e tempestosa, di trovare appostato tra case diroccate, chiese e vecchi cimiteri qualcuno di questi cacciatori, appesantiti da sofisticate attrezzature, stipate in pesanti borsoni, alla ricerca di qualche entità inquieta.
Andreas Moeller, 35 anni, fotografo, nato a Lugano ma da sempre cittadino di Varese e Alessandro Maurizi, 44 anni, impiegato, sono due di questi cacciatori nostrani. Segugi dotati di tutto quel che serve per mappare e misurare il loro mondo (im)possibile nel quale la Città Giardino ha un ruolo privilegiato fiorendo di presenze misteriose captate scandagliando frequenze radio e campi elettromagnetici o ancora osservando ombre nel buio con l’ausilio di rilevatori termici, visori e macchine fotografiche a infrarossi.
Perché, spiegano, il XXI secolo non ha più bisogno di medium, piattini, bicchieri animati e tavoli traballanti, ma di moderne e robuste iniezioni di tecnologia. Tuttavia tavolini e piattini un ruolo in questa storia l’hanno avuto lo stesso. Andreas e Alessandro, infatti, si sono conosciuti a tavola durante una cena tra amici comuni ed è lì che, tra un piatto e un bicchiere, hanno scoperto la comune attrazione per il paranormale. Insieme un anno fa hanno formato il gruppo “Indagatori dell’Ignoto” con tanto di sito Internet.
Ma come si diventa indagatori dell’ignoto? In fondo il destino di Andreas era già segnato almeno una decina di anni prima dell’uscita nelle sale di “Ghostbusters”: «È dal 1974 - ricorda - che in casa mia sentiamo voci provenienti dal bagno, salire dal tubo di scarico della vasca, come di qualcuno che festeggia. E poi rumori nelle camere di mobili trascinati, ma quando si va a vedere è sempre tutto a posto e i rumori cessano. Sono giunto alla conclusione che queste entità vogliono che ci accorgiamo di loro, poi la cosa finisce lì».
Ed è proprio questa la filosofia dei due “Indagatori” varesini: non si va a caccia di fantasmi per acchiapparli o disturbarli, meglio limitarsi ad osservarli in una sorta di birdwatching dell’occulto.
Ma a Varese ci sono luoghi stregati? Gli “Indagatori” non hanno dubbi. Per esempio le vie adiacenti all’Asl di via Ottorino Rossi a Bizzozero. Com’è ben noto l’edificio fu inaugurato nel 1939 con la funzione di manicomio laddove gli spazi della follia sono luoghi d’elezione per Andreas e Alessandro che hanno già visitato gli ex ospedali psichiatrici di Limbiate e Vercelli.
«Da alcuni amici - racconta Alessandro - avevo sentito dire che attorno a quell’edificio, di notte, si sentivano delle grida. Così siamo andati a verificare». Dal borsone salta fuori il “K II Emf Meter”, un misuratore di campi elettromagnetici (composto da un circuito stampato, una batteria e una fila di led sul frontalino) reso famoso proprio dalla serie Tv “Ghosthunters”, tanto che su Amazon viene pubblicizzato come «l’unico originale made in Usa usato dall’equipe di mistero Ghost hunting». «Ci siamo appostati - continua Alessandro, che nella coppia gioca il ruolo dello scettico - e come facciamo sempre abbiamo spento i cellulari per evitare interferenze. Quindi abbiamo acceso il KII: ad un tratto i led si sono illuminati; erano al massimo. È stato allora che abbiamo sentito quel grido: l’urlo di un bambino provenire dalle vicinanze. Era mezzanotte: a quell’ora non ci sono bambini in giro. Poco distante c’era un vigilante, ma lui non aveva sentito assolutamente nulla. Che ci sia qualcosa è certo - dice lo scettico -: siamo tornati lì nelle notti successive e il fenomeno si è ripetuto almeno altre due volte».
Uno degli strumenti più interessanti dell’attrezzatura è senza dubbio lo “spirit box”, un apparecchio che processa senza sosta le frequenze radio sulle quali gli “Indagatori” intercettano la voce dei fantasmi: «In Italia non è in libera vendita - spiega Andreas -. Noi ne abbiamo diverse versioni, tutte comprate in Internet».
Nel sito di Amazon, tanto per dire, se ne trovano prodotti negli Usa, in Gran Bretagna o in Australia con prezzi che variano dai 60 ai 200 dollari.
«Noi lo usiamo regolarmente come è successo al vecchio cimitero di Viggiù o attorno al santuario di San Giuseppe a Uggiate Trevano nel Comasco. Lì la leggenda vuole che tre giovani donne siano state murate vive. Quando ci siamo stati lo spirit box ha intercettato una voce femminile: “Guardate in alto” diceva. Sopra di noi, nel muro della chiesa, c’erano tre piccole cellette».
In realtà, almeno in questo caso, bastava leggere la lapide infissa nel muro posteriore della chiesa, proprio sotto le cellette: vi si spiega la storia delle tre giovanette “che per serbar fede allo sposo, preferirono morire dopo essere state dissetate da un passante di Riva S.V. (Riva San Vitale, nel Canton Ticino n.d.r.) che offrì loro dell’acqua”.
Per ricompensa le poverette promisero che a Riva l’acqua non sarebbe mai mancata. Così ancora oggi è tradizione il pellegrinaggio a Uggiate dal paesino svizzero per scongiurare la siccità.
Anche a Viggiù “KII” e “spirit box” hanno fatto un buon lavoro: «All’ingresso del cimitero - racconta Alessandro - i led del “KII” davano un segnale debole; ci siamo mossi lentamente seguendo la traccia e man mano i led intensificavano il segnale finché siamo arrivati vicino a un’antica lapide sprofondata nel terreno sulla quale non si leggeva niente. A quel punto è successa una cosa straordinaria: lo “spirit box”, spento, si è acceso da solo e abbiamo sentito distintamente due parole “Tornate, Alessandro”».
Ecco, un sussulto, uno spasmo, un brivido: è l’omeopatia dell’oltretomba con la quale la paura si cura con dosi misurate e innocue di altrettanta paura.
Andreas e Alessandro chiudono le loro borse, pronti alla prossima avventura notturna senza tradire alcuna inquietudine: «Non temiamo i morti - dicono -, temiamo i vivi. Per questo stiamo alla larga da certi scheletri come quelli delle fabbriche dismesse: lì davvero non si sa mai quali incontri si possono fare».
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