VARESINI
Oltreconfine, generazione Desiderius

Sono quasi le due di notte. La casa Loca - Casa Pazza, nome che è tutto un programma... - è piena di ragazzi: saranno più di una trentina. In realtà, nell’appartamento ci vivono soltanto in otto, di diverse nazionalità, venuti tutti a Siviglia per fare l’Erasmus: Dimitri è francese, Konrad polacco, Rebecca italiana di Milano. Questa notte, gli altri sono arrivati a far festa grazie al passaparola: fra gli universitari spagnoli e stranieri della città andalusa, la casa Loca sembra essere considerata l’epicentro della vita sociale.
Non capita di frequente di trovarsi immersi in mezzo alle ragazze ed ai ragazzi europei – di vedere che cosa fanno, come vivono, come si relazionano agli altri. Sono riuscito quasi a mimetizzarmi fra loro in dieci città europee: Berlino, Riga, Siviglia, Dublino, Copenhagen, Atene, Praga, Varsavia, Stoccolma, Strasburgo. In questo viaggio attraverso l’Europa ho parlato con più di un migliaio di giovani tra i 20 e i 35 anni. Li ho fermati per strada, sono andato a lezione con loro all’università, ho bevuto una birra a notte alta, ho ballato con loro, ho ascoltato i loro sfoghi, i sogni, le aspirazioni professionali, le frustrazioni. È stata un’esperienza in qualche modo non solo professionale ma anche personale: ho due figlie adolescenti, che presto chiederanno di vivere un’esperienza all’estero. Questo viaggio è stato un po’ come andare a vedere il loro futuro, e raccontarlo.
Naturalmente ogni città è diverse dalle altre. Perciò, per ognuna, ho individuato una parola chiave – una password – per entrare dalla porta giusta. A Dublino questa parola è Talento. Che non è sinonimo di eccellenza, di primi della classe: come nell’omonima parabola del Vangelo, i talenti sono le capacità che ognuno di noi ha e cerca di valorizzare. Nella capitale irlandese, la gioventù di talento lavora a progetti tech e si aggrega in spazi di coworking e incubatori dentro vecchi edifici industriali rinati all’innovazione, come il Guinness Enterprise Centre, un pezzo dello stabilimento di produzione della birra destinato ora alla creazione di start up. Qui Patrick, Orla e Sean (persone reali con le loro storie vere, non nomi a caso) appendono ovunque post it gialli svolazzanti con le idee da sviluppare e ne dibattono, circondati da frasi motivazionali scritte sulle pareti, come questa di Steve Jobs: «Lavorare sulla cosa giusta è più importante che lavorare duro».
A Praga la parola è Arrangiarsi: i ragazzi cercano un lavoretto per potersi mantenere agli studi e divertirsi la sera senza chiedere soldi ai genitori. La password di Varsavia è Condivisione: non solo perché tra le mode del momento c’è il narghilè, la pipa ad acqua di origine mediorientale con cui i ragazzi fumano in gruppo dalla stessa ampolla. È il momento politico, in Polonia, a spingere sempre più ragazzi a manifestare in strada, gli uni accanto agli altri. Il racconto di Atene gira intorno al termine Cambiamento: nella culla della democrazia i muri dei palazzi sono pieni di graffiti con cui ragazzi - come quelli del collettivo Heroes - urlano la loro voglia di un futuro nuovo sparando colori con le bombolette spray. A Berlino invece, dove tutto è sempre in divenire, è la strada - Street - a svelare lo spirito dei ragazzi: Street Art, Street food, Street Music.
In questo incontro aperto con la nuova generazione colpisce soprattutto una cosa. Nonostante sia, come spesso sentiamo ripetere, la prima a non aspettarsi di raggiungere gli stessi risultati dei propri genitori, le voci prevalenti vanno tutte in una direzione: è una generazione molto più indomita di quello che possiamo pensare. Viaggiano o sognano di farlo, non danno nulla per scontato e non si aspettano che qualcuno li aiuti. L’ho chiamata generazione Desiderius, con il primo nome latino del grande intellettuale umanista Erasmo da Rotterdam. Desiderio, dal latino de-sidera, la mancanza di stelle: ne avvertono l’assenza, vogliono colmarla. Cercano la propria stella polare e non si arrendono facilmente. Eccola, la “meglio gioventù”: l’Europa ne è piena, speriamo sappia coltivarla.
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