SCIENZA
Velocissimi col 5G

Prendiamo in mano il cellulare del 2021 e immaginiamo il futuro che il 5G, ovvero la rete mobile ad altissima velocità ormai alle porte, ci promette.
Potremo scaricare un film con una definizione mai vista in pochi secondi, e pazienza se dovremo poi vederlo su un schermo da sei pollici.
Potremo mandare un nostro selfie alla mamma anche in mezzo a 80mila persone che guardano lo stesso evento in uno stadio, e pazienza se proprio in quel momento ci perderemo il meglio dello show, della partita.
Potremo scaricare in un mese cento gigabyte di roba senza che ci venga voglia di scagliare il telefonino contro un muro per la lentezza del download, e pazienza se di tutta quella roba non avremo davvero bisogno, faremo fatica a trovarla e dovremo comunque pagarla cara.
Parlando oggi di 5G, insomma, difficile scacciare il timore di essere un giorno vittime sacrificali sull’altare del marketing. Perché il 5G rappresenterà un momento di passaggio epocale nella storia delle telecomunicazioni, ma in questa rivoluzione i terminali nelle nostre tasche reciteranno, all’inizio e per un bel po’, un ruolo secondario.
Diciamolo.
Nella sua ultima evoluzione il 4G che c’è su tutti i telefonini è perfettamente adeguato rispetto alle esigenze della maggior parte delle persone, dal punto di vista della velocità di download e upload (che cosa cambia nella mia vita se scarico un film in tre minuti invece che in tre secondi?), dal punto di vista della stabilità del segnale (perché invece di pensare alle aree affollate, non si pensa a quelle isolate, dove c’è ancora il 3G?), dal punto di vista dei servizi usati davvero (pensiamo alle videotelefonate: dipinte come nostro futuro da decenni, non sono mai diventate il nostro presente, e non perché non funzionino).
Solo che il mercato dei cellulari comincia a essere saturo, gli apparecchi sono più longevi e le novità messe qua e là non giustificano un nuovo acquisto ogni due anni, come una volta.
Così i produttori hanno bisogno di «drogarlo», quel mercato, e il 5G rischia di essere un falso bisogno, l’ennesimo.
Peccato perché il 5G, al di là delle semplificazioni, del fumo del marketing, dei falsi bisogni indotti, appunto, sarà una rivoluzione. Non nelle nostre tasche, ma nella cosiddetta «Internet delle cose», nella comunicazione tra oggetti diventati intelligenti, senza l’uomo, oltre l’uomo.
Lì avranno un senso l’altissima velocità e la possibilità di trasferire montagne di dati in pochi secondi, la bassissima latenza (il tempo che intercorre tra il comando del «cervello» e il gesto della «mano») e la possibilità di avere un’infinità di connessioni in contemporanea in aree ristrette.
Non dobbiamo immaginare il futuro con i parametri del presente. Pensiamo alle auto a guida autonoma: se un giorno saranno davvero nelle strade, sarà grazie al 5G.
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