INURBAMENTO
Volpi, cervi e poiane: la Varese “selvaggia”
Animali in cerca di cibo vicino alle case. Lo zoologo: «Non dategli da mangiare, non mettiamoli in pericolo»

Poiane nel cielo. Volpi a spasso. Addirittura cervi. Sorprendente considerando che siamo a Varese, seppur in periferia. Ma tutto vero. E il professor Adriano Martinoli noto zoologo dell’Università dell’Insubria e divulgatore, conferma che, nell’ultimo caso, si tratta di un maschio di cervo: «Ci sono le prime due punte della corona che possono ramificarsi ancora, potrebbe avere sei- sette anni», spiega. Che cosa sta accadendo nella nostra città, Varese sta diventando selvaggia?
IN CERCA DI CIBO
L’estate porta a essere più attenti a quanto ci circonda e porta più animali a gironzolare alla ricerca di cibo più vicino alle case, in quel fenomeno di inurbamento che nel recente passato abbiamo ben conosciuto con la presenza dei cinghiali (ora decisamente diminuiti a causa del contenimento previsto a livello nazionale per arginare la diffusione della peste suina, che nella nostra provincia comunque non c’è).
PRIMI AVVISTAMENTI
Delle volpi che molti avvistano nei giardini o subito fuori di essi, il professor Martinoli spiega: «La volpe è il primissimo mammifero che già negli anni Quaranta è stato avvistato nei parchi urbani di Londra mentre negli anni ’90 sono stati fatti studi a Villa Borghese e in altri giardini pubblici - spiega -. Da noi è un animale plastico che si adatta a tutte le situazioni…». Le volpi segnalate in Varese anche tramite filmati «spesso stanno mangiando insetti, bacche, grilli ma naturalmente la volpe si nutre anche di piccoli mammiferi e piccoli cinghiale, se li trova». Le volpi avvistate in questi giorni sono in carne e con un bel pelo e una bella coda, altre volte sembrano denutrite. «Quando i piccoli sono in dispersione sono inesperti e denutriti - spiega il professor Martinoli -. Spesso hanno la scabbia che si insinua sottocute e provoca prurito», motivo per cui vediamo volpi che possiamo definire brutte.
NIENTE CIBO
«Bisogna sempre evitare di portare cibo agli animali selvatici, magari siamo attratti dai cuccioli ma non va mai fatto». Il motivo è presto detto: «Crescendo l’animale invece di avere diffidenza verso l’uomo si avvicina di più alle persone che possono spaventarsi, mentre l’animale può comunque essere indotto a mordere». Insomma non bisogna «indurre l’animale a cambiare abitudini in modo non naturale perché così facendo lo mettiamo in pericolo - spiega lo zoologo -, per esempio perché rischia l’investimento, si azzuffa con cani o altri animali domestici e entra in una interazione innaturale con l’uomo».
TRA LE NUVOLE
E torniamo alle aquile che non sono tali. Anche se ai non esperti intercettarle provoca un certo stupore, le poiane «si vedono abbastanza facilmente nelle nostre zone - spiega il docente dell’Insubria - . Sono territoriali, in questa fase hanno formato il nido e deposto le uova». Sfruttano spesso la corrente ascensionale termica, cioè «quella sorta di getto di aria calda che arriva dal suolo», per risparmiare energia. E così le vediamo volare senza sbattere le ali. E ci impressioniamo per un rapace sopra le nostre teste.
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