CORTE D’ASSISE D’APPELLO
Delitto Macchi, assolto Binda
Respinta la richiesta dell’accusa di confermare l’ergastolo
La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha assolto Stefano Binda, il 51enne imputato per l’omicidio di Lidia Macchi, la studentessa di 21 anni uccisa nel gennaio 1987, in un bosco a Cittiglio, nel Varesotto. I giudici hanno respinto la richiesta del sostituto pg Gemma Gualdi, che aveva proposto di confermare la sentenza di carcere a vita inflitta in primo grado a Varese. Sentenza che invece è stata ribaltata, così Binda già stasera, mercoledì 24 luglio, potrà lasciare il carcere di Busto Arsizio dove è detenuto da tre anni e mezzo, dall’arresto del 15 gennaio 2016, e fare ritorno a casa: fuori dalla loro abitazione, la madre ha appeso uno striscione con la scritta «Bentornato a casa».
«Vorremmo che questa immagine di Stefano Binda, di un pazzo con la doppia personalità, venisse cancellata. Non ho sentito una sola parola sul movente, che è stato costruito dopo la consulenza psichiatrica. In questi anni Binda non ha mai compiuto un gesto di violenza, e ha sempre pagato per i suoi errori».
Era stata questa l’arringa finale di Patrizia Esposito, avvocato insieme a Sergio Martelli di Stefano Binda, prima della sentenza. Il legale aveva chiesto l’assoluzione del suo assistito perchè «Non ha ucciso Lidia» e di riformare la sentenza di condanna all’ergastolo emessa a Varese per omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale. Il verdetto della Corte d’Assise d’Appello le ha dato ragione.
Per la famiglia della vittima era presente in tribunale la sorella di Lidia, Stefania Macchi, che ha definito «Affrettata» la sentenza.
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