LA MISSIONE
«I giovani, diamanti da proteggere»: il messaggio del prefetto
Disagio giovanile, oggi il convegno “Tessere la rete” alle Ville Ponti di Varese

Vorrei iniziare con un’immagine che mi ha colpito profondamente. Si vede una mano che tiene un diamante, accompagnata da questa frase: «Troppo spesso le persone non si rendono conto di avere nella mano un diamante, e lo lasciano cadere per raccogliere una pietra». È una metafora potente. E credo che racconti perfettamente ciò che accade ad alcuni giovani, oggi: hanno in mano il diamante della bellezza e della promessa della propria vita, fatto di potenzialità, di talento, di speranza, ma spesso, per fragilità, solitudine o mancanza di guida, lasciano cadere quel diamante per raccogliere una pietra. Una pietra che può essere la droga, l’alcol, la dipendenza digitale, o qualsiasi altra forma di smarrimento, di illusione, di scorciatoia. Il nostro compito – come adulti, come istituzioni, come comunità – è fare in modo che questo non accada. È aiutare ogni giovane a riconoscere il valore di sé, a proteggere quel diamante che porta dentro e a non lasciarsi ingannare da ciò che luccica ma non illumina.
Non siamo spettatori
È per questo che siamo qui oggi (il riferimento è al convengo “Tessere la rete”, ndr). Non possiamo considerarci degli spettatori. Il convegno nasce da una forte assunzione di responsabilità condivisa da me, dal Presidente della Provincia Marco Magrini, dal Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale Giuseppe Carcano, dal Presidente della Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato Mauro Vitiello e dal Direttore Generale dell’Agenzia di Tutela della Salute dell’Insubria Salvatore Goia.
Compagni di viaggio
Sono molto grato a questi miei compagni di viaggio straordinari. Queste istituzioni, insieme – e tante altre istituzioni e la società civile rappresentate oggi – hanno scelto di guardare in faccia un fenomeno che ci riguarda da vicino: quello delle dipendenze giovanili, in tutte le loro forme. E lo fanno in un momento particolarmente significativo: a pochi giorni dalla “Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga”, che l’ONU celebra ogni 26 giugno. Questa ricorrenza ci ricorda che la lotta alla droga non è solo repressione, ma soprattutto prevenzione, cultura, vicinanza, educazione.
Protocollo d’intesa
Non partiamo da zero. In questa provincia si è molto avanti. Da ultimo, il 27 giugno 2023 abbiamo firmato in tanti in Prefettura un protocollo d’intesa sul disagio minorile e sulla legalità. È stato un altro passo importante, con l’obiettivo di intercettare precocemente i segnali del disagio, costruire risposte coordinate e agire sul territorio come una squadra. Ne sono nati 5 progetti biennali finanziati dalla Regione Lombardia; sono prossimi alla scadenza e ci accingiamo a rinnovare quel protocollo dopo l’estate.
Le notti angosciose
Oggi, con questo convegno, vorremo rafforzare quella rete. Abbiamo scelto un approccio corale e concreto: parleremo di cervello e di scuola, di sport e di legalità, di famiglie e di modelli educativi, di ascolto e di cura. Perché le dipendenze giovanili non sono un fatto privato: sono una sfida pubblica. La scelta di mettere al centro il tema delle dipendenze giovanili, dunque, non è solo una risposta all’emergenza. È un’assunzione di responsabilità verso il presente e verso il futuro delle nostre comunità. Perché il disagio dei giovani non si vede solo nei dati, si incontra nei corridoi delle scuole, nelle sale d’attesa dei consultori, nei boschi della nostra provincia, nelle notti silenziose e colme di angoscia delle famiglie.
Programma trasversale
Abbiamo costruito un programma ricco e articolato, ma soprattutto trasversale: dalla neuropsichiatria alla scuola, dalla musica alla magistratura, dalle forze dell’ordine allo sport, dalla psicologia all’università. Perché il fenomeno è complesso, e complessa deve essere la risposta. Ma c’è un filo rosso che unisce ogni intervento di oggi, e che voglio sottolineare: la necessità della costruzione – in questa provincia, del potenziamento – della “Comunità educante”. Essere comunità educante non significa semplicemente “parlare ai giovani” o “organizzare progetti”. Significa stare accanto a loro, essere adulti affidabili, capaci di testimoniare coerenza, fiducia e ascolto. Significa anche riconoscere che, prima di educare, dobbiamo educarci. “Educarsi per educare”: è una sfida che riguarda ciascuno di noi, nel nostro ruolo pubblico e nella nostra umanità privata.
Educarsi per educare
Essere una vera comunità educante significa lavorare insieme: genitori, insegnanti, rappresentanti della politica, delle istituzioni e della società civile, rappresentanti delle fedi religiose e del volontariato, educatori, medici, psicologi, allenatori, magistrati, prefetti, forze dell’ordine, imprenditori. Educarsi per educare, dunque; rinnovarci prima di tutto noi adulti nella responsabilità dell’esempio e della presenza. Non possiamo più dire “non è compito mio”: ogni adulto che abdica, lascia un vuoto. E il vuoto lo riempie chi promette facili felicità, soprattutto oggi, nel mondo della prevalenza dell’“immagine” e del “tutto e subito”. Come Uffici pubblici abbiamo sentito la responsabilità di promuovere un’occasione come questa non solo per coordinare le energie del territorio, ma per favorire un cambio di passo: nella mentalità, nella collaborazione, nella profondità delle analisi.
Che adulti siamo
Oggi ci interrogheremo su sostanze, contesti, approcci sanzionatori, modelli preventivi, linguaggi efficaci. Ma più di tutto interpelleremo la nostra coscienza su che tipo di adulti vogliamo essere per i nostri ragazzi. Perché nessun protocollo può sostituire la forza di un esempio, di una testimonianza, nessun progetto può rimediare all’assenza di legami significativi. Ecco allora il senso profondo di questa giornata: considerare i giovani non come problema da gestire o da risolvere, ma come valore da custodire. Ogni volta che riusciamo a intercettare un disagio prima che diventi dipendenza, salviamo un futuro. Ogni volta che diamo ascolto, coerenza, strumenti, evitiamo che quel diamante finisca per sempre nel fango.
Mostrare il valore
E dovremmo agire, ciascuno per la propria parte, affinché i ragazzi non debbano più raccogliere una pietra per mancanza di chi gli abbia mostrato il valore del diamante che portano dentro. Grazie per la presenza e per l’impegno. Buon lavoro a tutti NOI.
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