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«Siamo fermi da due anni: si torni all’agenda Draghi»
Il presidente di Confindustria Varese a tutto campo: «L’Europa si muova»
«Pensi che in questi sei anni sono anche morti due papi (Benedetto XVI e Francesco, ndr) ma per fortuna non ho dovuto gestire io questi eventi». Roberto Grassi, presidente di Confindustria Varese, scherza alla viglia dell’assemblea generale del sodalizio ( in calendario lunedì) che segnerà il termine del suo mandato: sei anni alla guida degli industriali varesini, con un prolungamento di due anni previsto dal regolamento nazionale di viale dell’Astronomia, in seguito all’emergenza Covid.
Presidente, ha iniziato il suo percorso con il Covid e lo termina con la minaccia dei dazi di Trump: gli imprevisti non sono certo mancati...
«Sì davvero. Ho iniziato con il Covid, poi è arrivata la crisi delle materie prime che ha paralizzato l’industria italiana. L’Ucraina è stta invasa dalla Russia ed è iniziata la guerra che si è portata dietro la crisi energetica, che ancora oggi incide sui bilanci delle nostre aziende. Poi la guerra di Israele e Palestina e le transizioni ideologiche dell’Unione Europea che hanno cambiato il business model del nostro manifatturiero. Oggi le prospettive sono completamente diverse da sei anni fa».
E come si vive tutto ciò dentro le nostre fabbriche?
«Con una certa preoccupazione, a cui però si affianca sempre una grande resilienza. I numeri sono lì: veniamo da 22 mesi di stagnazione, con alcuni settori che vanno bene, come la chimica e la farmaceutica, e altri, come il tessile, con dati fortemente negativi. Ma il vero problema è la fiducia degli imprenditori: gli investimenti per ora tengono, ma vanno tenuti d’occhio. Se frenano, allora suona il campanello d’allarme».
Come si può uscire da questa stagnazione?
«Io credo che noi abbiamo la fortuna di avere una manifattura unica, non legata a un solo settore e con tante eccellenze da valorizzare. Ora è necessario portare avanti una sorta di contaminazione tra le filiere. Abbiamo grandi cluster ma anche piccoli e di nicchia. Bisogna ragionare in maniera trasversale, sulla base delle filiere. Credo che questa sia la strada per la crescita di questo territorio».
Parlando di sviluppo, non si può non citare Malpensa. Ora finalmente il Masterplan c’è..
«Sì, è stato approvato. Ma per me sarà approvato quando vedrò che iniziano i lavori nell’area della cargo city. E poi teniamo presente una cosa. È vero che Malpensa si è rialzata per l’ennesima volta ed è in crescita, ma ricordiamoci che gli altri non stanno fermi e sono inseriti in territori che hanno approcci diversi nei confronti dell’aeroporto. Penso a Bergamo e Brescia».
E intanto sembra che Varese stia provando a costruirsi una propria identità, che poi è anche il punto focale del piano Varese2050, elaborato proprio durante la sua presidenza
«Io vedo che il nostro territorio sta reagendo bene. È vero che il nostro piano si intreccia con la costruzione di una identità della nostra provincia. Manifatturiero, cluster di eccellenza, startup e wellnes devono essere i pilastri di questa costruzione. A cui si aggiunge un elemento essenziale: l’ascolto delle nuove generazioni, perché sono loro che beneficeranno di ciò che noi oggi costruiamo. Non è un caso che il 25% delle persone che abbiamo ascoltato per l’elaborazione del piano è rappresentato proprio da under 30».
Presidente, guardiamo all’Italia: c’è una politica industriale del governo o no?
«Sintetizzo in questo modo: si torni all’agenda Draghi. È lì, ci sono indicazioni, ripartiamo da lì. Poi devo anche dire che il nostro presidente Orsini sta facendo un gran lavoro con il governo che, finalmente, sta iniziando a mettere al centro questioni fondamentali , come l’energia. E su questo voglio dire che il ritorno al nucleare è indispensabile per essere competitivi con gli altri Paesi. Ricordiamoci anche un’altra cosa. La battagli dei dazi deve essere europea. I buoni rapporti tra Giorgia Meloni e Trump non si devono mischiare sul fronte dazi. Certo, l’Europa deve muoversi».
Qual è il ricordo più caro di questi sei anni?
«Devo dire che quando mi è stato chiesto, al termine dei quattro anni, di proseguire con il mandato, mi ha molto colpito».
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