REVENGE PORN
Foto hard per vendetta, condannato a tre anni
Collage inviati alla madre e al datore di lavoro dell’ex compagna
Il processo davanti al gup Niccolò Bernardi si è svolto ieri, mercoledì 26 giugno, con il rito abbreviato. Il pubblico ministero Marialina Contaldo ha chiesto la condanna dell’imputato a quattro anni di reclusione per i reati di revenge porn e atti persecutori, con lo sconto di pena di un terzo garantito in ogni caso dal rito. Mentre l’avvocato Luca Carignola, difensore dell’uomo, un autista di 54 anni nato a Tradate, per quei fatti avvenuti nel 2020 in un paese a sud del capoluogo ha chiesto il minimo della pena, con la concessione delle attenuanti generiche, per revenge porn, reato ammesso dall’imputato, e l’assoluzione per lo stalking. Alla fine, però, la condanna a tre anni di reclusione è arrivata per entrambi i capi d’imputazione. E il giudice ha stabilito anche una provvisionale, e cioè una sorta di anticipo del risarcimento del danno, da fissare in sede civile, pari a 10mila euro a favore dell’ex compagna del cinquantaquattrenne, parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Marco Bianchi.
LA VICENDA
Si è chiusa così una vicenda che aveva visto l’uomo non accettare la fine della relazione e della convivenza con la compagna di qualche anno più giovane. E la sua decisione di vendicarsi diffondendo una serie di foto che ritraevano la sua ex in momenti di intimità, non solo con lui ma anche con altre persone. Scatti amatoriali, con scene di sesso di gruppo, consegnati - via social network o in modo più tradizionale, con una lettera - a parenti della donna, compresa sua mamma, amici e persino al datore di lavoro della cinquantenne.
Per questo la Procura della Repubblica di Varese aveva chiesto il rinvio a giudizio del cinquantaquattrenne per “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”. Appunto revenge porn, reato introdotto pochi anni fa nel Codice penale italiano per punire - con la reclusione da uno a sei anni di reclusione - chi diffonde fotografie o filmati a luci rosse senza il consenso della persona raffigurata. Con la donna che nello stesso periodo, sempre secondo la pubblica accusa, sarebbe stata anche vittima di stalking, e cioè di atti persecutori. Il tutto al termine di una relazione che era durata appena un anno, tra il 2019 e l’inizio del 2020.
Non accettando l’abbandono l’uomo aveva messo dunque alla gogna la donna diffondendo immagini che sarebbero dovute restare nei loro smartphone e nelle loro macchine fotografiche. Immagini che risalivano chiaramente al periodo in cui andavano d’amore e d’accordo, e in più di un’occasione si erano immortalati durante i loro rapporti sessuali, in alcuni casi estesi anche ad altre persone. E immagini che nel 2020 erano state consegnate ai familiari della donna che aveva poi denunciato l’ex compagno.
Qualche amica si era vista comparire le immagini in un’applicazione di messaggistica, un collega aveva trovato nella cassetta della posta una lettera con un collage delle foto “incriminate”. Anche la madre della donna aveva scoperto quegli scatti privati in mezzo alla corrispondenza. E la stessa sorpresa era toccata al datore di lavoro della persona offesa. Ma l’elenco dei destinatari comprende pure i figli e l’ex compagno della protagonista delle foto.
LE SCUSE
Ieri l’avvocato Carignola nella sua arringa ha ricordato che il suo assistito ha ammesso di aver diffuso le foto e per questo si è già scusato più volte, spiegando l’accaduto con una depressione che l’aveva colpito dopo la separazione. Aggiungendo che da parte dell’uomo c’è stata anche la volontà di risarcire l’ex compagna per i danni provocati dal revenge porn, volontà che non si è concretizzata per la mancanza di disponibilità economiche.
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