ARTE
Il corpo delle donne raccontato dalle donne
Oltre 50 opere tracciano un percorso che dal 1500 arriva a oggi

Autorevoli, sensuali, eleganti, combattive, visionarie, affascinanti, queste alcune caratteristiche tese a definire la pluralità delle personalità presenti ne Il Canto del Corpo. L’erotismo femminile raccontato attraverso lo sguardo delle donne, a cura di Caterina Corni critica d’arte, laureata in Storia e Critica all’Università Statale di Milano, allestita allo Spazio Boscovich a Milano, che attraverso l’elaborazione fotografica del fratello Umberto, definisce con calcolato taglio e misurata scelta di luce le fisionomie di ogni singola ritratto. Le oltre cinquanta opere in mostra tracciano un percorso temporale che dal 1500 arriva sino ai giorni nostri, tendendo a stabilire con il visitatore un serrato confronto sul ruolo della donna sia nel contesto sociale sia nella storia dell’arte, con cadenze a tratti teatrali e cinematografiche. A fronte di tale fascinose personalità, al fine di non apparire didascalici, si è tentati di mettere in atto il malizioso gioco di non rispettare le cadenze temporali dettate dalla curatrice confidando nella sua comprensione. L’imperioso ritratto di Artemisia Gentileschi (Roma 1593-Napoli 1653), si erge a simbolo della volontà femminile di non soggiacere all’iniquità di imposizioni e leggi declinate esclusivamente al maschile. Stuprata da Agostino Tassi, subì un pubblico processo, fu sottoposta alla tortura della Sibilla al fine di dimostrarne la sua colpevolezza, ma con pervicacia sostenne la propria innocenza ottenendo la condanna di chi l’aveva deflorata. Si coglie nella figura di Virginia Oldoini (Firenze 1837- Parigi 1899) Contessa di Castiglione, lo sguardo ironico, tagliente e la straordinaria bellezza. Ne fu affascinato Napoleone III, mentre Massimo d’Azelio la definì “La più bella donna d’Europa”. Altra autorevole “vittima”, Vittorio Emanuele II Re d’Italia. Nonostante la sua breve vita, Francesca Woodman (Denver 1958-New York 1981) è stata consacrata nell’Olimpo della fotografia internazionale. L’autoritratto che la raffigura di spalle con la schiena venata da una spina dorsale a lisca di pesce, a ridosso di un muro scrostato, pare un rifiuto nei confronti di discrepanze sociali e culturali, esplicita accusa rivolta al mondo maschile. Suzanne Valadon (Bessines-sur Gartempe 1865-Parigi 1938) autodidatta, si dedicò al nudo e al ritratto dando prova di audacia nella scelta dei colori e nel declinare la plasticità dei corpi. Fu modella di Toulouse-Lautrec e di Renoir e inoltre fu la prima donna ammessa alla Société Nationale des Beaux-arts dimostrando disinvoltura nel muoversi all’interno di un ambiente prettamente composto da uomini.
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