PASSATO E PRESENTE
Il Piccolo museo del diario: le storie escono dal cassetto
Aperto a Pieve Santo Stefano, tutti possono portarci il proprio racconto

È un “Piccolo museo del diario” quello inaugurato il 7 dicembre 2013 a Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo. Ma in realtà è un luogo di memorie infinite, conservate nell’Archivio Diaristico, fondato nel 1983 dal giornalista Saverio Tutino, da molti anni. In quattro sale e ottanta metri quadrati, nato da un’idea della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale realizzata in collaborazione con il Comune e con il contributo, tra gli altri, della Regione Toscana, è un vero e proprio percorso costantemente “in progress”, che ogni anno si arricchisce di racconti individuali che vanno a formare una storia collettiva, di un popolo e di un Paese.
Storie che escono narrate da cassetti, che vengono raccontate da oggetti parlanti, unendo racconti del passato e del presente, sentimenti, emozioni e sensazioni, proprio perché il viaggio nel museo dei diari è stato studiato come multisensoriale. Che Pieve Santo Stefano sia la “Città del diario” è annunciato da un cartello all’ingresso del borgo: ma fino al 2013 quei diari erano solo in una fila di cartelle che suddividevano i testi per anni di invio e in ordine alfabetico. Testi non per forza su carta: la storia della contadina mantovana Clelia Marchi, per esempio, è “tessuta”, nel senso che, rimasta senza carta, ha scritto i suoi anni di amore e di vita con il marito Anteo, da poco perduto, sul lenzuolo più bello del suo corredo matrimoniale.
Chiunque possiede diari propri o di antenati può inviarli all’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano anche solo per depositarli, ma ogni anno viene anche promosso il Premio Pieve: chi intende partecipare con diari, memorie, epistolari, documenti autentici, non rielaborati né corretti, inedite storie di vita degli italiani, rappresentate da lettere di emigrazione e d’amore, taccuini di guerra, autobiografie, può farlo. Una giuria proclamerò un vincitore che sarà pubblicato.
Al di là di questa pubblicazione, però, il cuore del Piccolo museo dei diari è proprio costituito da quei racconti in diverse forme che portano memorie personali. E che nell’allestimento dei dotdotdot, un gruppo di giovani creativi di uno studio multidisciplinare di Milano, che ha studiato a fondo l’Archivio, animano di voci, rumori, movimenti quei racconti lasciati su fogli battuti a macchina, su cartoline, su pagine che esprimono tante gioie e tanti dolori. Da quelli di una ragazzina che si trova unica bocciata nella sua classe a block notes fitti scritti in sette mesi per raccontare una “malavita” che cerca riscatto di un ladro e rapinatore rinchiuso in carcere. Per ascoltarle basta davvero aprire un cassetto. O ascoltare quegli strumenti di uso quotidiano che fanno parte della vita di chi, la sua storia, la racconta. Con i mezzi e le parole che ha a disposizione.
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