IL RACCONTO
La madre di Eva: la transizione di genere dei figli a teatro
L’attrice Stefania Rocca è la regista e curatrice dell’adattamento dell’omonimo romanzo di Ferreri al Parenti di Milano
«Quando ho letto il libro, la prima domanda che mi sono posta è stata: Cosa farei io se mi trovassi in questa situazione? Immediatamente, ho sentito il desiderio di ascoltare più il figlio che la madre. Immaginare i loro dialoghi, i loro litigi mi ha aiutato a comprendere più profondamente i loro punti di vista. Questo è uno scontro, ma anche un incontro, tra due generazioni diverse, ognuna con le proprie prospettive. È una relazione di intimità e amore, intervallata da momenti di distacco totale». Stefania Rocca, attrice e regista di La madre di Eva, e curatrice dell’adattamento teatrale dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, porta in scena questa emozionante narrazione al Teatro Parenti di Milano. La produzione è a cura di Stage Entertainment ed Enfi Teatro - Oraone Production.
Eva si è sempre sentita Alessandro e la sua vita è stata complicata: compiuti 18 anni, si prepara all’intervento che la renderà uomo. Fuori dalla sala operatoria, sua madre narra il percorso di transizione di Eva, ma anche indirettamente il suo, passando al setaccio i sentimenti della loro vita. Per scrivere questo testo e dare voce al figlio, Stefania Rocca ha dialogato con persone che hanno vissuto la transizione di genere, incontrando associazioni, genitori e figli.
«Quello che ho toccato con mano - sottolinea - è che la transizione dei figli diventa anche transizione dei genitori: ripercorri la vita di tuo figlio o di tua figlia con la paura di perderlo o perderla. Salvo poi scoprire il contrario». Un argomento di cui i giovani parlano, ma che resta ancora spesso distante per gli adulti. «A produrre questo spettacolo - spiega Matteo Forte, amministratore delegato di Stage Entertainment - ci ha spinti la voglia di “sdoganare” un tema. Che è assolutamente scontato per giovani, che ne parlano in modo sereno, per capire. Cosa che noi adulti facciamo molta fatica a fare. L’obiettivo era quello di portare in teatro un tema di grande attualità trattato in modo delicato e senza alcuno schieramento».
Quello che Stefania Rocca ha cercato di fare è stato «di trattare l’argomento da un punto di vista etico. Specchiare tanti, diversi punti di vista. In scena, uno specchio sottolinea le prospettive differenti a beneficio di chi vede lo spettacolo: l’idea è di dare strumenti per migliorare la consapevolezza di cosa sia nella realtà un percorso di transizione, che ha passaggi dei quali soprattutto noi adulti non abbiamo informazioni e di cui abbiamo paura perché non lo conosciamo». Ascoltare e mettersi nei panni dei ragazzi e dei genitori. «E se proponendo il tour ci sentiamo dire che è un tema scomodo - riprende Forte - significa che è un tema che va raccontato».
Sul palco con Stefania Rocca ci sono Bryan Ceotto e Simon Sisti Ajmone, con le musiche dal vivo di Luca Maria Baldini. «Ho cercando di fondere diversi elementi artistici. Parlando di “diversità”, mi piaceva contaminare il teatro con vari linguaggi - conclude Rocca - : video che ripropongono ricordi che riaffiorano alla memoria. La musica dal vivo che narra il viaggio emotivo dei personaggi. Mentre scrivevo la sceneggiatura ho proprio pensato di comporre uno spartito musicale dove la parola, la musica, le immagini sono le note, necessarie a descrivere le emozioni dei due personaggi. Contaminare il teatro con il cinema e la musica dal vivo, per creare un’unica partitura con la parola e la voce dei personaggi componendo diversi piani di lettura che si incrociano, ritornano e si fondono nel flusso di coscienza».
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