SALUTE
Longevità: non è quanto vivere in più, ma come viverlo
Un concetto che unisce food, sport, beauty, benessere e mindfulness. Le abitudini possono avere un peso maggiore della genetica
Dimenticato l’invecchiamento, e la lotta all’età, il mondo della cosmetica si dedica con crescente attenzione alla longevità. Secondo il World Social Report 2023 delle Nazioni Unite, infatti, entro il 2050 il numero di persone pari o superiore a 65 anni raddoppierà, superando i due miliardi di individui. A livello globale, invece, un bambino nato del 2021 può aspettarsi di vivere quasi 25 anni più di un neonato del 1950. Ne deriva un nuovo tipo di società, in cui è necessario acquisire una consapevolezza diversa del proprio stile di vita, raggiungendo la cosiddetta aging intelligence.
In altre parole, si tratta di comprendere cosa significa, oggi, parlare di longevità. Un concetto ampio, che abbraccia beauty, benessere, food, sport e mindfulness, indicando una nuova rotta che, sembra, dovrebbe condurci verso un benessere duraturo. La si potrebbe definire come “l’arte del vivere meglio”, una ricerca che – in alcuni casi – si è rivelata spasmodica: è celebre la camera iperbarica antiage di Michael Jackson, così come lo è il protocollo di trasfusioni con il sangue del figlio seguito dall’imprenditore Brian Johnson, che sembra aver investito due milioni di dollari per intraprendere questa terapia di reverse aging. Nel mondo della cosmesi più pura, invece, l’inseguimento della longevità si traduce in cocktail di integratori e cellule staminali, CryoSuite e centri esclusivi, con trattamenti all’avanguardia.
Come ricorda il dottor Filippo Ongaro, Longevity & Lifestyle Coach ed ex medico degli astronauti presso l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), però, è la quotidianità a fare la differenza quando si parla di longevità. «Le abitudini possono avere un peso maggiore della stessa genetica nel migliorare l’aspettativa di vita», spiega l’esperto. «Si tratta di uno stile di vita accessibile a tutti, che porta al benessere psicofisico e aiuta a prevenire l’insorgenza di malattie croniche o degenerative». Secondo la scienza, dunque, occorre un approccio personalizzato, che unisca nutraceutica ed epigenetica, protocolli di allenamento e una cura attenta della sfera emotiva e relazionale. «Il vero obiettivo di un percorso pro-longevity, infatti, non è solo aggiungere anni alla vita, ma mantenere il miglior livello possibile di fitness e felicità», chiarisce Ongaro. Ciò che risulta chiaro dagli studi è come circa il 70% del nostro invecchiamento dipenda dallo stile di vita, lasciando un ruolo decisamente marginale alla genetica.
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