DA BERE
Mocktail: una serata per gli astemi
Drink no alcol in una società più attenta alla salute e al benessere. Ci vuole creatività per saper bilanciare sapori, texture e aromi

In principio comparvero i “virgin” cocktail. Ovvero la versione senza alcol dei cocktail più famosi. Alla fine degli anni Novanta spopolava la versione senza rhum della Pina Colada, ovvero la Virgin Colada. Quel miscuglio di ghiaccio, succo di ananas e latte di cocco. Ora che gli anni Novanta sembrano lontanissimi e che il trend salutare e inclusivo sta conquistando i bar e i ristoranti di tutto il mondo, cambiando il modo in cui concepiamo il concetto di socializzazione e festa sono nati i mocktail, cocktail senza alcol. Una crasi inglese delle parole “mock” e “cocktail” che significa “finti cocktail”. Su Instagram ci sono >mocktails con 1,8 milioni di post, oltre un milione di post con l’hashtag >mocktail.
Nati negli Stati Uniti e rapidamente diffusi a Londra e, più recentemente, anche in Italia, i mocktail rispecchiano un cambiamento nelle abitudini di consumo e rappresentano una nuova frontiera per i mixologist, che possono esplorare sapori e combinazioni senza i limiti imposti dall’alcol. Partiamo dall’inizio: i mocktails sono nati negli Stati Uniti come alternativa ai tradizionali cocktail alcolici, offrendo una soluzione per chi desidera godersi il gusto complesso e la raffinatezza di un cocktail senza gli effetti dell’alcol. Questa tendenza ha trovato terreno fertile in una società sempre più attenta alla salute e al benessere, dove il consumo di alcol sta diventando un’opzione e non una regola.
A Londra, questa tendenza si è trasformata in un vero e proprio movimento culturale. Qui, i mocktail sono diventati simbolo di uno stile di vita sofisticato ma consapevole, con bar e ristoranti di alto livello che dedicano intere sezioni dei loro menu a queste creazioni. La capacità di offrire un’esperienza unica senza alcol ha reso questi drink estremamente popolari tra un pubblico variegato, compresi coloro che non bevono alcol per scelte personali, motivi di salute o religiosi. La realizzazione dei mocktail non si limita alla semplice esclusione dell’alcol da una ricetta esistente. Richiede una profonda conoscenza degli ingredienti e un’ampia capacità creativa per bilanciare sapori, texture e aromi.
Gli ingredienti variano da succhi di frutta fresca, estratti di erbe, spezie esotiche, fino a sciroppi artigianali e acque aromatizzate, offrendo una tavolozza di sapori praticamente illimitata. I mixologist che lavorano con i mocktail sono considerati veri e propri artisti del gusto, capaci di creare bevande che stimolano i sensi e offrono un’esperienza degustativa paragonabile a quella dei cocktail tradizionali. Questo processo creativo ha portato alla nascita di mocktail sempre più innovativi e audaci. La parola d’ordine è tanto ghiaccio.
Uno degli esempi? Un cocktail con acqua frizzante, lamponi, sciroppo di rose e caffé. È il più famoso dei cocktail analcolici: venne inventato negli anni ‘30 all’hotel Royal hawaien di Waikiki (Hawaii) in onore della bimba attrice e ballerina. Si ottiene miscelando due parti di ginger ale e una parte di sciroppo di granatina. Possono essere anche a base di una semplice centrifuga oppure un mix con tè verde, ananas e zenzero. Non solo, l’industria dei mocktail offre nuove opportunità economiche, dalla produzione di ingredienti specializzati alla creazione di nuovi spazi sociali che privilegiano la qualità dell’esperienza rispetto al consumo di alcol.
Questi falsi cocktail portano con sé la promessa di nuove esperienze culinarie, opportunità economiche e, soprattutto, un modo più sano e responsabile di celebrare la vita.
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