LAVORI
Il contadino influencer

Quando si devono piantare i pomodori? Per l’insalata è meglio seminare oppure innestare una piantina? E quali azioni devo compiere per preparare il terreno? Sono solo alcune delle domande che ci si pone quando si decide di avviare un orto in casa. Il pollice verde per l’agricoltura, infatti, ha avuto un vero e proprio boom a seguito della pandemia che ha costretto molti a casa. A centinaia hanno quindi tolto le ragnatele a zappa, vanga e forca del nonno e sono partiti a «innaffiare» questa passione. Già, ma come fare se, nella vita, i pomodori si sono visti sostanzialmente soltanto nel ragù o, al massimo, in qualche insalatona?
C’è chi cerca di copiare il vicino a cui, da anni, crescono dei fagiolini straordinari, altri provano a raccattare qua e là dei consigli dal florovivaista di fiducia. Moltissimi si sono affidati però a internet, dove le informazioni sono spesso contrastanti e disordinate. Nel campo della «rete», però, c’è chi è riuscito a «coltivare un campo rigoglioso di seguaci» o, come si dice sul web, follower. Si chiama Matteo Fiocco, in arte Matt the Farmer, 29 anni, di Brescia. Qualche anno fa iniziò, quasi per gioco, a riprendersi con la videocamera mentre preparava il terreno, seminava, curava le piante. Oggi si ritrova con 65.000 follower su Instragram e 270.000 iscritti al suo canale YouTube, dove il video più visto sui pomodori e il verderame sfiora il milione di visualizzazioni. Insomma, una star di semi e piantine.
E il suo punto di forza virtuale sta proprio nei video: spiegano bene e in modo semplice, con ironia, intelligenza e leggerezza. E così sono diventati fra le fonti più importanti da cui abbeverarsi per avviare un orto. Il primo seme è stato piantato nel 2015: «Nacque mia figlia e mi chiesi: dove voglio farla crescere? Cosa voglio farle mangiare?». E così acquistò 3 mila metri quadrati di terra, 500 dei quali coltivati a orto. Tutti gli dicevano «Sei pazzo». Invece una distesa di rovi è diventata la Terra promessa. Oltretutto Matteo è anche professore di religione: «Da qualche mese ho dovuto lasciare l’insegnamento, perché gli impegni sui campi e fuori sono troppi. Ma tornerò». Dopo la folgorazione sulla via di Damasco con l’agricoltura, è iniziata a crescere la consapevolezza che la semina dava buoni frutti: «Fra agricoltura e religiosità - dice ancora Matt - ci sono molte connessioni. Specialmente quella di porti davanti a molte domande al contrario dell’uomo di oggi dove, spesso, vince l’arroganza e ci si è trasformati da custodi a dominatori».
La sua storia, le idee ma anche le tecniche di agricoltura sono state raccolte anche nel libro che ha recentemente pubblicato e intitolato Mi chiamo Matteo e faccio il contadino, pubblicato da Cairo Editore. Oggi il podere ha raggiunto un’estensione di 2.400 metri quadri, è diventata una vera e propria fattoria. Ad esso si è aggiunto anche un uliveto che l’anno scorso ha prodotto 200 litri di olio e un vigneto, i cui primi 600 litri di vino sono in botte e saranno pronti per essere «stappati» a settembre.
Oltre alla parte agricola, il secondo lavoro di Matt the Farmer è sul web: «All’inizio giravo i video per testimoniare e ricordare cosa stavo facendo - racconta Fiocco - poi li ho messi online ed è stato un continuo crescendo». Stupito? Sì. «Perché alla fine racconto semplicemente quello che accade, nulla di più: la natura è già molto ordinata di suo e, quindi, non va aggiunto niente. I pomodori crescono da secoli, anche senza bisogno di avere un master».
Ironia della sorte, la parte più faticosa del suo mestiere non è quello del sudore nei campi, ma è la parte virtuale: «Sono due fatiche diverse. Quando si finisce una dura giornata di lavoro all’aperto, si è stanchi, ma la testa è sgombra. E, quando, si torna a casa, ci si sente di ringraziare per quanto ricevuto. Al computer è diverso, si suda decisamente di più».
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