MUSICA
«Il successo mi rende libero»

Un disco che rappresenta appieno le due anime di Achille Lauro: da un lato quella introspettiva e malinconica, dall’altro la sua anima di sognatore che guarda al futuro. Ecco perché il nuovo lavoro si chiama semplicemente come lui: Lauro. Il suo ultimo disco appena uscito (il 16 aprile) per Elektra Records, è il sesto album di inediti dell’eclettico artista, che oggi si presenta in tutto se stesso. Al di là di ogni maschera, oltre il personaggio e i travestimenti con cui spesso viene identificato. Lauro De Marinis, in arte Achille Lauro, oggi vuole mostrarsi così: maturo, riflessivo, profondo. Certo, la voglia di leggerezza c’è e si sente da alcuni brani, ma c’è soprattutto voglia di cercare un senso più grande attraverso la musica. A sorpresa, però, Achille ha anche annunciato che vuole prendersi una pausa, «perché - ha detto - adesso voglio vivere». Ed è proprio la vita vissuta la sua principale fonte di ispirazione. «Amo il cinema, la musica, ogni forma d’arte. Anche se io mi considero più un artigiano. Non c’è un lavoro in particolare che mi ha condizionato, guardo e osservo tutto, prendo spunto dalla vita di ogni giorno, dalla strada». Lauro ha però confessato di amare molto il cinema, «in particolare il mondo futuristico e dispotico di film come quelli di Christopher Nolan o di serie come Black Mirror». E, per quanto riguarda i libri, ha raccontato: «l’ultimo che ho letto è Dieci mondi, un libro buddista. Mi affascinano questi temi, non credo tanto nell’ordinario, ma in qualcosa di superiore». Achille ha sottolineato che oggi non dobbiamo dimenticarci che siamo ancora «dentro un’emergenza sanitaria tremenda, in questo disastro ho cercato di fare qualcosa di buono. Io mi sono ritrovato con centinaia di brani scritti. Le mie canzoni nascono da sensazioni, stati d’animo, dalle mie milioni di personalità». Lauro ha raccontato che quando era più giovane ha vissuto «in una comune piena di scappati di casa. Eppure ognuno di loro aveva un talento, erano degli artisti». Parlando della copertina di Lauro, «è volutamente minimalista, al contrario di ciò che ti aspetti da me. Rappresenta un gioco da bambini, il gioco dell’impiccato, è la metafora della vita, così contraddittoria. L’impiccato nella cover ha perso, ma il nome è scritto per intero, grazie ad una aggiunta successiva, la come si vede dalla “O” rossa, che può rappresentare la fine di un amore o di un percorso lavorativo». Achille tiene a ribadire che la sua personalità è più potente dell’involucro: «spesso vengo associato a ciò che indosso, alla parrucca, ai costumi. Ma dietro ci sono dei concetti». Parlando delle canzoni, l’artista spiega che ognuno dei suoi brani deve avere un colore. «Mi stupisce il fatto che quando chiedo a qualcuno di che colore sia quel brano, la persona mi risponde sempre la stessa cosa che penso io. Ritengo una canzone non soltanto si ascolti, ma si guardi anche. Da qui nasce la mia voglia di costruire anche un vestito a tutto ciò che creo. Perdo le notti per ogni particolare, sono attentissimo ai dettagli». Achille tiene molto a ribadire un messaggio, ovvero la salvaguardia della propria identità. «Non mi piace essere associato ad altri artisti, la propria identità è frutto del vissuto di ognuno. Io devo ringraziare tutto ciò che è stato, la periferia, altrimenti non sarei chi sono oggi. Quando mi chiedono se rifarei tutto, rispondo di sì». Lauro grazie alla scrittura riesce a fermare degli attimi del passato: «ci sono delle canzoni che mi fanno tornare nel momento esatto in cui sono state scritte. Se dovessi raccontarvi come lavoro, posso dirvi che spesso scrivevo tutta la notte fino a mezzogiorno, quando gli spiragli di luce entravano attraverso le persiane». E, conclude con un concetto per lui fondamentale: «il mio lusso è quello di essere libero grazie al successo. E non è una cosa scontata».
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