TEMPO LIBERO
Sul sentiero del Diavolo

Alcuni lo chiamano il Sentiero del Diavolo e, in effetti, il nome è appropriato. I motivi? Primo: quando lo si percorre spesso arriva la tentazione di tornare in dietro. Una vocina che, fra le gocce di sudore e il fiatone, è abbastanza suadente nell’optare per il dietrofront. Secondo: durante la salita, a volte ci si manda al diavolo da soli per la brillante idea che si è avuta. Ad ogni modo, quando si arriva in cima, invece, sembra di stare in paradiso, anche perché si incontra la statuetta di San Bernardo.
L’asprezza della Valganna regala agli appassionati di camminate il sentiero forse più verticale del Varesotto. Si tratta di una via di mezzo fra i classici sentierini di montagna e un’arrampicata. Parte da San Gemolo, poco dopo l’agriturismo, andando verso Lavena Ponte Tresa, e sale sul versante orientale della valle. Qui si imbocca la mulattiera che porta anche al Passo del Vescovo e, subito dopo, i cartelli indicano di girare a sinistra. Da qui in poi è impossibile sbagliare. Anche perché, a parte un breve tratto pianeggiante, la fisionomia del tracciato è una sola: si va dritti per dritti. Il primo tratto raggiunge il bivacco dedicato a Lorenzo Bee e Luigi Broggini, un altro luogo di culto della nostra provincia. La costruzione è infatti incastonata fra un torrione roccioso e un pezzo in muratura. Vi si accede con una serie di passerelle e scalette metalliche e all’interno ci sono stufa con legna, fornello con bombola, lavandino, alcuni armadietti, due tavoli con panche e alcune sedie.
Poi, dopo il rinfresco al bivacco, si riparte e il menu proposto della montagna è sempre lo stesso: un drizzone pazzesco. Recentemente il sentiero è stato sistemato e segnato da alcuni volontari con segnali verdi e blu. Quindi è impossibile perdersi. Ma per salirlo lo suggeriamo soltanto a chi ha un buon allenamento e una discreta tecnica: impossibile aiutarsi coi bastoncini perché, praticamente, lo si deve percorrere quasi integralmente a quattro zampe: mani e braccia a terra, tipo l’Uomo ragno. Non ci sono particolari tratti esposti o pericolosi, ma la pendenza è tale che bisogna quasi abbarbicarsi al terreno. Ecco perché, per esempio, lo sconsigliamo in discesa. Gli appassionati di alpinismo lo adorano e chissà che qualcuno non pensi a farci passare uno dei trail che, ormai, vengono organizzati anche nella nostra provincia.
Dopo circa un’ora e un quarto di ascesa per 600 metri di dislivello, si arriva alla sella fra Monte Poncione (a sinistra) e Monte Minisfreddo (a destra), con uno splendido panorama sul Lago di Ganna, la sua torbiera e la selvaggia valle sottostante, dove spicca la badi e il borgo gannese. Entrambe le sommità sono ravvicinate e si possono visitare in pochi minuti. Mentre per un tragitto più corto si può seguire la cresta fino al Minisfreddo e al ravvicinato Monte San Bernardo, raggiungibili scalando un paio di roccette non banali e leggermente esposte. Stavolta, in cima, il panorama si apre sulla Valceresio, con un magnifico scorcio sul Lago Ceresio, sul Monte Generoso e sull’arco alpino che, in questo periodo è ancora abbondantemente innevato anche a basse quote. Dopo una meritata sosta, si scende seguendo la cresta per una decina di minuti e poi girando a destra verso il Passo del Vescovo, per poi tornare a San Gemolo lungo una discesa decisamente più comoda rispetto al Sentiero del Diavolo.
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