LA MOSTRA
Perdersi in un labirinto segreto di arte e creatività
Il grande artista si è ispirato alla lettura dell’Epopea di Gilgamesh. Le opere sono in uno spazio sotto la sede di Fendi in via Solari a Milano

Riaperto il “Labirinto” di Arnaldo Pomodoro, una delle opere più suggestive dell’artista, situata nei sotterranei dell’headquarter milanese della Maison Fendi in via Solari, già sede espositiva della Fondazione Arnaldo Pomodoro nell’edificio ex Officine Meccaniche Riva Calzoni, stabilimento industriale che dalla fine dell’Ottocento produceva turbine elettriche.
Un’opera ambientale, nata nel 1995 come “work in progress” e ispirata all’Epopea di Gilgamesh, poema allegorico risalente circa al 2000 a.C. di cui all’artista era stata commissionata la scenografia per una messa in scena. E un’opera che conduce in un viaggio tra mito e memoria, in una riflessione sulle radici dell’esperienza umana. «Il mio ingresso nel labirinto è un invito nei meandri di un percorso, dove il tempo è trasformato in spazio e lo spazio a sua volta diventa tempo», sono parole scritte dallo stesso Arnaldo Pomodoro per descrivere la profonda connessione tra il suo lavoro artistico e l’esperienza sensoriale dei visitatori. Nella forma archetipa del labirinto, l’opera non è però un semplice dedalo, ma un luogo che ne sovverte l’idea originale, allontanandola da visioni verdeggianti e avvolgendola nell’oscurità dei sotterranei dove è realizzata: le superfici scolpite richiamano civiltà antiche, così come i segni arcaici, i cunei evocano una sorta di lingua dimenticata, culture lontane e tempi remoti. L’opera offre uno spaccato intimo del processo creativo e introspettivo di Arnaldo Pomodoro, che al critico Sandro Parmiggiani, a proposito dei segni, aveva avuto modo di spiegare come da questi, “soprattutto quelli arcaici”, subisse fa sempre un grande fascino. Proprio per questo si ravvisano nel Labirinto elementi autobiografici che si uniscono e si fondono al percorso artistico di Pomodoro che, nato nel 1926 a Morciano di Romagna, borgo ai piedi delle colline del Montefeltro, si è trasferito a Milano nel 1954. Negli anni la sua scrittura scultorea ha sviluppato un linguaggio unico, che ha messo in dialogo la materia e la storia, traducendo quei simboli arcaici ed enigmatici già presenti nelle sue prime opere in un linguaggio contemporaneo. Il Labirinto, che è stato realizzato appunto tra il 1995 e il 2011, è composto di tre stanze e si sviluppa su uno spazio di circa 170 metri quadrati arrivando a un’altezza fino a quasi quattro metri e si compone di materiali quali bronzo, rame e fiberglass colorato e patinato. In occasione della riapertura, l’opera è stata oggetto di un intervento di restauro e pulitura, con anche un rinnovo dell’impianto di illuminazione, curato da Lisa Marchesi Studio, che ha migliorato i consumi energetici. La visita, per la durata di circa un’ora, è possibile solo previa prenotazione e con guida e offre un’esperienza immersiva che permette di esplorare l’immaginario e la poetica dell’artista, ma anche le modalità con cui realizza le sue opere. Inoltre, fino al 1° giugno i partecipanti riceveranno un biglietto omaggio per accedere alla mostra Open Studio >3 | Arnaldo Pomodoro. La Sfera: a cura di Federico Giani e allestita in via Vigevano, negli spazi dello Studio dell’artista, si concentra su una delle forme più iconiche di Pomodoro, affrontata, approfondita e riletta sotto molteplici punti di vista in un percorso tra opere, documenti e materiali di archivio inediti e originali. La sede della Maison Fendi, inoltre, ospita, in continuità della partnership con Fondazione Arnaldo Pomodoro, non solo l’ingresso nel Labirinto, ma anche due opere-costume realizzate dall’artista ed esposte nell’atrio Solari 35: si tratta di Costume di Didone, per Dido, Queen of Carthage di Christopher Marlowe messa in scena a Gibellina nel 1986, e Costume di Creonte per Oedipus Rex di Igor Stravinsky messa in scena a Siena nel 1988.
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