IL PERSONAGGIO
«Salvo le galline più rare»
Nicolò, 25 anni di Monvalle, alleva nel suo giardino razze a rischio estinzione

Le accudisce, le lava prima di portarle alle esposizioni, le conosce ad una ad una, le nutre e le cresce con dedizione, le seleziona per realizzare varietà sempre più rare e le protegge dall’oblio dell’estinzione. Ormai sono anni che Nicolò Pittino, venticinquenne di Monvalle, si occupa delle sue galline con competenze maturate nel tempo e con l’esperienza, ma quando ha iniziato questa avventura nata per caso, come spesso accade, era solo un ragazzino che amava gli animali.
«Da piccolissimo avevo un acquario, poi sono arrivate le tartarughine e i cani», racconta il giovane, che lavora come chef in un ristorante del territorio e alleva per passione una cinquantina di galline e galli. «Da che ho ricordi, sono sempre stato circondato da animali anche grazie allo spazio verde della casa in cui sono cresciuto. Le galline però sono entrate nella mia vita perché un’amica di famiglia si è trasferita a vivere in Olanda e ci ha chiesto di prenderci cura dei suoi quattro esemplari di galline, le classiche galline rosse. All’epoca, avevo circa tredici anni e ne ero incuriosito. Poi, piano piano, mi hanno sempre più affascinato perché ho scoperto che esistono decine e decine di varietà di questi animali: un mondo infinito di colori e forme».
I polli selvatici, originari dell’India, furono addomesticati migliaia di anni fa e da allora le razze allevate dall’uomo si sono moltiplicate. «Fino a una cinquantina di anni fa le razze di galline erano moltissime, poi con l’allevamento intensivo e l’affermazione di pochi ibridi commerciali che sono più produttivi in termini di numero di uova le tante varietà sono andate via via scomparendo», spiega Nicolò, che nel suo profilo Instagram si definisce “gallinaro informale”.
«Anche per questo ho deciso di dedicarmi all’allevamento di alcune razze, per preservarle dall’estinzione e attualmente ho tre varietà diverse: la Croad Langshan, la Croad Langshan nana- entrambe di origine asiatica - e la Gallina della Ritirata che invece è autoctona del lago Maggiore, un patrimonio del territorio da salvaguardare».
Nello spazio verde di casa Pittino questi animali, insieme con una coppia di tacchini nero di Gers e i loro pulcini che in Italia possiede solo Nicolò, si muovono senza restrizioni e alla sera - chi più ubbidiente, chi meno - si dirigono verso i propri ricoveri dove passano la notte al sicuro dalle volpi. «Alla mattina i maschi cantano, ma ormai è un suono così famigliare che non ci faccio più caso. E poi la maggior parte delle volte sono già sveglio perché gli animali vanno gestiti e nutriti», racconta lo chef che dopo il diploma alla scuola alberghiera di Stresa ha iniziato subito a lavorare nel mondo della ristorazione.
«Per me le galline sono una grande passione e quando posso partecipo a fiere e a esposizioni. Ho iniziato anche a selezionare delle nuove colorazioni: per esempio di quelle della Ritirata, che solitamente hanno un piumaggio bianco e nero o bianco e marrone, ho ottenuto degli esemplari blu e bianchi».
Insomma, costanza e preparazione che hanno permesso a Nicolò di diventare anche un punto di riferimento: «Mi capita abbastanza spesso di ricevere telefonate di chi ha bisogno di consigli o di scambiare informazioni utili tra gli allevatori», spiega Pittino. «I giovani in questo ambito non sono tanti, anche se ne vedo sempre più. È fondamentale farlo conoscere perché è patrimonio da preservare». Il mondo di Nicolò non è aperto al pubblico, ma lui e le sue galline sono sempre disponibili: basta una telefonata per scoprirlo.
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