TURISMO SOSTENIBILE
San Vigilio, camminare tra distese di pino mugo
Tante occasioni per praticare alpinismo, trekking ed escursionismo

Sulle Dolomiti esistono ancora dei luoghi dove il turismo è rimasto a misura d’uomo, coi rifugi che hanno mantenuto le loro caratteristiche, senza trasformarsi in luna park o ristoranti stellati. Qui addirittura la Cooperativa che gestisce l’offerta turistica si occupa anche della manutenzione dei sentieri e del taglio dei prati, in una progettazione che parte coinvolgendo dal basso gli abitanti. Il turismo resta chiaramente una risorsa economica cruciale, ma viene vissuto nell’ottica di una comunità da preservare nella sua interezza. Ci si trova in Alto Adige, a San Vigilio di Marebbe, la cui destinazione, comprendendo pure l’area del Passo delle Erbe, dove addirittura il 56% del territorio è posto all’interno di due parchi naturali: il Fanes-Sennes-Braies e il Puez-Odle. Insomma, un paradiso nel paradiso. Per preservarlo al meglio, San Vigilio è stata una delle prime destinazioni al mondo a essere certificate secondo gli standard Gstc, con cui il turismo viene gestito seguendo rigidi parametri di sostenibilità.
Per entrare in punta di piedi in un luogo così sacro, ogni visitatore può prendere quei piccoli accorgimenti che permettono di dare un contributo a preservarlo. Per esempio, volendo visitare l’altopiano del Piccolo Fanes, si può raggiungere la località di partenza dal Rifugio albergo Pederù (ottimi i tagliolini al ragù di selvaggina proposti) col bus che passano ogni 20 minuti da San Vigilio di Marebbe. Da qui, una passeggiata su un sentiero ripido ma semplice di circa 3 ore (7 km, 550 m di dislivello, sola andata) porta in uno dei luoghi più incantevoli delle Alpi. Si sarà accompagnati da distese di pino mugo, scorgendo all’orizzonte cime come la Croda del Becco o il Col Bechei, un’area abitata dagli stambecchi reinseriti con successo vent’anni fa. Boschi di pino cembro e di larice coi segni dei loro abitanti, come la nocciolaia o il picchio, decorano il corso di un torrente che entra ed esce dalle rocce, risuonando una colonna sonora di freschezza carsica. Finalmente il sentiero spiana e anche il panorama si addolcisce: la vallata si trasforma in un altopiano a un’altitudine di circa 2.100 m e adesso i pinnacoli delle vette spuntano quasi improvvisamente da morbide cunette prative dove giocano le marmotte. Si passa dal Rifugio Fanes e, per raggiungere il Rifugio Lavarella, bisogna uscire qualche metro dal sentiero per non perdersi lo spettacolo dei colori del Lago Verde. Al Laverella, il titolare Gábor Sugurka, qualche anno fa ha aperto un micro-birrificio sotterraneo, il più alto d’Europa dove la Ga-Beer è prodotta con l’acqua del Fanes, il luppolo e il lievito: fresca e dissetante, da accompagnare magari con due canederli agli spinaci, oltre all’immancabile kaiserschmarren , il frittatone dolce con confettura di mirtilli.
Spostandosi di qualche chilometro, un’altra passeggiata decisamente appagante è quella nei pressi del Sas de Pütia, una vetta dolomitica molto particolare perché isolatissima rispetto alle altre. Il gigantesco masso svetta circondato dai prati che contraddistinguono il Passo delle Erbe. In pochi minuti e su una comoda mulattiera si arriva al cospetto della montagna, tra campi fioriti, baite e le testimonianze geologiche di come, quassù, milioni di anni fa, c’era il mare. I meno allenati possono semplicemente fermarsi al rifugio Munt de Furnella, per assaggiare la tenerissima carne di loro produzione. Chi invece ha un passo più escursionistico, può compiere il giro del Pütia. L’anello si può compiere in entrambe le direzioni e, chiaramente, avendo come riferimento il massiccio montuoso non si può sbagliare strada: in circa 5-6 ore, con 13 km da compiere e soli 600 m di dislivello, si percorrerà un’escursione rilassante dove godere appieno delle erbe dell’omonimo passo in uno dei luoghi più appaganti delle Dolomiti. Tutte le informazioni contenute in queste due pagine e tanto altro sono dettagliate sul sito sanvigilio.com.
© Riproduzione Riservata