ARTE
Un viaggio nel tempo per scoprire il mito della bellezza
Da Botticelli a Mucha, a Torino oltre 100 opere tra dipinti, disegni, sculture antiche e oggetti. Posto speciale per le Tre Grazie e il «Volto di fanciulla» autografo di Leonardo da Vinci

Quante forme ha la bellezza? Esiste la bellezza assoluta? Una risposta a queste domande si può averla visitando la mostra allestita nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino, Da Botticelli a Mucha. Bellezza, natura, seduzione, un viaggio attraverso il bello rappresentato nelle sue varie sfaccettature, dal mito al fascino della natura come meraviglia, all’universo femminile con la sua seduzione. Curata da Annamaria Bava, propone un centinaio di opere, tra Rinascimento e inizi Novecento, con qualche excursus nel mondo antico, tra dipinti e sculture, oggetti preziosi e disegni, alcuni raramente visibili, per delicatezza e problemi conservativi. Il mito della bellezza è identificato da subito con Venere, dea della bellezza e dell’amore, ma anche simbolo della forza generatrice della natura, soggetto tra i più rappresentati e celebrati dagli artisti di ogni tempo: la celebre divinità di Botticelli proveniente dalla collezione Gualino della Galleria Sabauda riprende il capolavoro degli Uffizi ma isola la dea dal contesto naturalistico della Nascita, rendendola quasi una scultura su sfondo scuro, e avvicinandola così alla Venere pudica classica e alla statuaria antica. Nello stesso contesto storico, la Venere di Lorenzo di Credi, in prestito dalle Gallerie degli Uffizi, offre una interpretazione simile eppure distante. In occasione dell’esposizione sono presentate, per la prima volta, le indagini diagnostiche realizzate sulla Venere di Botticelli, dalle quali emergono la tecnica del disegno e i ripensamenti dell’artista, come una piuma tra i capelli poi eliminata. Il percorso continua nel mito con la figura di Elena, la più bella tra le mortali, le cui storie sono raccontate da arazzi che non si vedono dal 1984 quando sono stati acquisiti dalla Galleria sabauda. Tre meravigliosi disegni di Canova rivelano la forza seduttiva delle Tre Grazie, mentre il taccuino del ferrarese Gerolamo da Carpi riporta alle figure femminili con panneggi svolazzanti riprese dalle opere antiche viste dall’artista nel suo viaggio studio romano. Si entra poi nel meraviglioso mondo della natura con album di fiori, pesci e uccelli (con inserti di piume vere) della Biblioteca Reale che, all’inizio del Seicento, facevano parte della “camera delle meraviglie” del duca Carlo Emanuele I di Savoia. Fluttuando nell’universo femminile, tra regine, principesse e belle di corte, si approda alla bellezza senza tempo immortalata da Alphonse Mucha (1860–1939), protagonista dell’Art Nouveau. Le sue figure femminile eteree e floreali, talora esplicitamente ispirate alla linearità dei pittori rinascimentali italiani, ebbero un successo universale e senza tempo. Nelle stesse date della mostra, come collegamento tra il percorso di visita dei Musei Reali e l’esposizione nelle Sale Chiablese, all’interno dello scrigno specchiante posto al centro del nuovo Spazio Leonardo, al primo piano della Galleria Sabauda, viene esposto il meraviglioso disegno autografo di Leonardo da Vinci noto come Volto di fanciulla, realizzato tra il 1478 e il 1485 circa, considerato lo studio preparatorio per l’angelo nella versione parigina della Vergine delle rocce. Pochissimi tratti a punta metallica per catturare il movimento e i “moti dell’anima” la profondità psicologica dello sguardo e la carica magnetica degli occhi, come solo il genio vinciano seppe fare.
© Riproduzione Riservata