IL MAESTRO
Una notte incantata: Arturo Toscanini alla Scala
Un simbolo della ripartenza di un Paese ancora distrutto dalla guerra

11 maggio 1946, Milano, la Scala. Alle 21, puntualissimo, Arturo Toscanini sale sul palco. Stringe una bacchetta con l’impugnatura tricolore. Il pubblico si alza in piedi: lo acclama e il maestro si commuove. Non ha nemmeno iniziato il concerto, ma è già un trionfo. Toscanini, 79 anni, è una leggenda vivente. Carattere difficile, impetuoso ma perfezionista, ardente e geniale. Forse il più grande direttore d’orchestra di sempre: nessuno interpreta Verdi, Beethoven, Brahms e Wagner con il suo stile e la sua intensità. Tra l’altro anche senza partitura: la sua memoria fotografica è eccezionale.
Inoltre, è un antifascista viscerale e, dopo la vicenda dello “schiaffo” si è “auto-esiliato” in America da 15 anni. L’episodio è noto a tutti, in Italia: il 14 maggio 1931, al Teatro Comunale di Bologna, doveva dirigere un concerto per commemorare il compositore Giuseppe Martucci. In platea era prevista la solita sfilata di gerarchi fascisti, tra cui Costanzo Ciano e Leandro Arpinati. Toscanini però si era rifiutato di eseguire “Giovinezza” in segno di rispetto e di omaggio verso i gerarchi: «Io non mi presto a queste pagliacciate», aveva detto. La notizia del “gran rifiuto” aveva fatto il giro della città e mentre raggiungeva il Teatro a bordo della sua Isotta Fraschini era stato circondato dai fascisti. Offeso, insultato e dileggiato, si era preso anche uno schiaffo. Era stato salvato dal suo autista Emilio che, dopo averlo spinto di forza in macchina, aveva fatto a pugni con gli assalitori.
Così, aveva lasciato l’Italia per New York e la sua fama era diventata planetaria, come le sue idee. Persino Albert Einstein gli aveva scritto: «Nella lotta contro i criminali fascisti e nazisti lei ha mostrato di essere un uomo di grandissima dignità, [...] il fatto che esista un simile uomo nel mio tempo compensa molte delle delusioni che si è continuamente costretti a subire». E ora, 15 anni dopo, torna in Italia e alla Scala, naturalmente. Il Teatro, bombardato il 15 agosto del 1943, è stato ricostruito a tempo record per volontà del sindaco Antonio Greppi: dalla Scala parte la rinascita della città. Lo stesso Toscanini ha raccolto parte dei fondi con una serie di concerti benefici negli Stati Uniti.
Quella sera si sente ancora un leggero profumo di vernice fresca e per provare l’acustica il maestro, appena entrato, batte due volte le mani. Soddisfatto, esclama: “ecco la Scala!”. Il teatro è stracolmo: tremilacinquecento persone, sul Palco Reale una ventina di ospiti della Casa di Riposo per musicisti voluta da Verdi. E dietro la scena anche gli operai che hanno lavorato alla ricostruzione. Naturalmente, non manca la classe dirigente dell’epoca: il vicepresidente del Consiglio Pietro Nenni, ministri e politici di tutti i partiti, da Carlo Sforza a Mauro Scoccimarro, da Ferruccio Parri a Riccardo Lombardi.
L’atmosfera è di grande emozione anche fuori. Il concerto è trasmesso con gli altoparlanti e piazza Duomo è piena: la gente si è portata le sedie da casa, o siede sui marciapiedi. Dopo l’ovazione, Toscanini con la bacchetta invita al silenzio. Poi si inizia: Rossini, Verdi, Puccini e Boito, cioè l’esaltazione della musica italiana e del mondo liberato. Le grida, le acclamazioni alla fine di ogni pezzo sono parte dello spettacolo, intenso e coinvolgente, che termina alle 23 e 45 ed entra immediatamente nella “Storia”: un simbolo dell’italianità ritrovata, della ripartenza di tutto il Paese ancora distrutto dalla guerra.
Tre anni dopo, nel 1949 Toscanini rifiutò la nomina a Senatore a Vita. Come spiegò al presidente Luigi Einaudi, sempre “schivo da ogni accaparramento di onorificenze, titoli accademici e decorazioni” desiderava finire la sua “esistenza nella stessa semplicità con cui l’ho sempre percorsa”.
L’ennesima lezione, ma del resto Toscanini era un maestro: la purezza dell’arte e della libertà non aveva bisogno di certificazioni. Bastavano gli interminabili 37 minuti di applausi complessivi di quella notte incantata dell’11 maggio 1946.
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