MOBILITÀ E SICUREZZA
Autisti dei bus nel mirino, stop alla violenza
Più controlli a bordo. Marocchino condannato in Tribunale
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Nei giorni scorsi è iniziato il giro di vite da parte delle forze dell’ordine per garantire più sicurezza a bordo degli autobus di linea, sia per il personale in servizio, sia per i passeggeri.
Il potenziamento dei servizi di pattugliamento è stato fortemente voluto dal prefetto di Varese Salvatore Pasquariello e sta già dando risultati.
Va detto però che da tempo Autolinee Varesine, la società che gestisce il trasporto pubblico urbano ed extraurbano di Varese e dintorni, ha optato per la linea dura: chi si rende responsabile di atteggiamenti violenti o irrispettosi, non resta impunito.
Un messaggio che evidentemente è stato condiviso ieri, mercoledì 22 gennaio, dal giudice del Tribunale di Varese Rossana Basile che ha condannato a quattro mesi e venti giorni di reclusione un 50enne marocchino residente a Marchirolo, a processo per interruzione di pubblico servizio e minaccia a pubblico ufficiale.
Il magistrato gli ha concesso la sospensione condizionale della pena, subordinandola però all’effettivo risarcimento del danno al conducente di Autolinee Varesine (costituitosi parte civile con l’avvocato Alberto Caleffi); danno che è stato quantificato in 300 euro. Se non verserà la somma stabilita, quindi, per l’extracomunitario si apriranno le porte del carcere.
L‘EPISODIO
La vicenda che lo ha fatto finire a palazzo di giustizia risale al 1° marzo del 2020. Stando all’accusa, l’imputato era salito a bordo del pullman diretto a Varese senza obliterare il tagliando di viaggio. L’autista lo invitò quindi a vidimare il biglietto, ma il passeggero si rifiutò di farlo. Ne nacque un’accesa discussione, con conseguenze anche sulla regolarità del servizio di trasporto pubblico. Un “confronto” tutt’altro che amichevole, durante il quale il marocchino minacciò il dipendente di Autolinee Varesine, urlandogli «Ti spacco la faccia». A quel punto il conducente chiamò le forze dell’ordine e denunciò i fatti. Si è così arrivati al processo e, ora, alla condanna.
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