L’ITINERARIO
Gran Sasso: nel piccolo Tibet d’Europa
Il paesaggio può essere così simile alle Alpi, ma anche così diverso. Dai prati di Campo Imperatore alle sue quattro vette. Escursionisti allenati possono salire sulla sua cima principale

L’altopiano più ampio e la vetta più alta degli Appennini. Siamo al Gran Sasso d’Italia che, trovandosi al confine tra le province di L’Aquila, Teramo e Pescara, dista circa 7 ore d’auto dal Varesotto. Ma, andarci, vale decisamente il viaggio. Abituati alle Alpi, qui il paesaggio può essere così simile, ma anche così diverso. Di certo rispetto alla montagna alpina, il Gran Sasso disegna un mondo decisamente più selvaggio. Un esempio su tutti: se sulle Alpi alcuni rifugi si sono trasformati in una via di mezzo tra hotel e ristoranti stellati, qui no. I rifugi sono pochi, piccoli, tipici dell’accoglienza di questi luoghi, così in antitesi rispetto all’asprezza delle vette.
Coi suoi 2.912 metri d’altitudine e le sue quattro vette (Vetta Occidentale, Torrione Cambi, Vetta Centrale e Vetta Orientale), il Gran Sasso si staglia dai pratoni di Campo Imperatore. Noto come il “piccolo Tibet” si trova a 1.800 metri d’altitudine ai piedi del gigante di pietra. L‘altopiano, raggiungibile in funivia da Assergi, oppure in auto lungo una strada altamente panoramica, è considerato il più vasto della zona appenninica. Tra canyon, laghetti, prati, dolci colline e animali al pascolo scortati dagli immancabili pastori maremmani abruzzesi, Campo Imperatore si presenta come una località speciale in ogni stagione dell’anno e patria delle attività all’aperto, grazie alla presenza di decine di percorsi da fare a piedi, in bici o cavallo e moltissime altre possibilità. Dalla Cima di Campo Imperatore partono, per esempio, diverse vie alpinistiche su roccia, neve o ghiaccio che, con diverse difficoltà, percorrono il Gran Sasso, permettendo di ammirare i paesaggi che questa terra regala.
Salire sulla vetta principale del Gran Sasso è possibile per escursionisti allenati e con capacità minime di arrampicata su terreno instabile, visto che nell’ultima parte si deve affrontare una salita ripida con passaggi dove utilizzare le mani. Non è un sentiero esposto o troppo complicato ma, sulla scala del Club alpino italiano (Cai), è giustamente considerato un EE, per Escursionisti esperti. Il tempo di percorrenza è stimato in 3/4 ore di salita e 2/3 ore di discesa. Partendo dalla sommità di Campo Imperatore (2.130 m), la via procede lungo un sentiero ben segnato che passa accanto al giardino botanico e all’osservatorio astronomico e sale in direzione del rifugio Duca degli Abruzzi. Poco prima del rifugio, il sentiero si biforca e la via per la vetta prosegue a destra, fino a giungere sulla sella di monte Aquila (2.335 m). Dalla sella, ignorando un altro sentiero a sinistra, che torna al rifugio Duca degli Abruzzi e che si può compiere al ritorno, si procede fino a un nuovo bivio: qui si continua su di un sentiero ghiaioso via via più ripido che risale il brecciaio di sud-ovest fino alla sella del Brecciaio (2.506 m), ai piedi della cresta ovest del Corno Grande.
Alla sella si procede ancora diritti, su un pendio di ripidità crescente, fino a entrare nella Conca degli Invalidi con il vasto brecciaio nord-ovest da risalire. Dalla conca, infatti, si intravede il chiarissimo sentiero di salita che passa lungo il versante nord-occidentale del Corno Grande. A vista il tracciato da compiere appare verticale e fa abbastanza impressione e, in effetti, lo ribadiamo, non è per tutti. Ad ogni modo, per chi ha buona esperienza di montagna, l’unica difficoltà è quella di seguire il tracciato giusto, seguendo i bolli presenti uno dopo l’altro ed evitando uno delle tante tracce presenti che, invece, potrebbero portare su tratti più esposti. Il pezzo più impegnativo porta fino alla cresta dove, sulla sinistra, si può ammirare la conca del ghiacciaio del Calderone, ovvero quel che resta del ghiacciaio più meridionale d’Europa. Da qui alla vetta ci vogliono ancora una ventina di minuti, ma decisamente più comodi. Sulla cima del Gran Sasso, se si è fortunati nel trovare una giornata limpida, si arriva a vedere sia il Mar Adriatico che il Mar Tirreno, oltre a un’amplissima fetta della penisola italiana. In una parola: uno spettacolo. E per rientrare? Si scende seguendo la via dell’andata compiendo, se si vuole, una piccola deviazione verso il Rifugio Duca degli Abruzzi.
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