DA VEDERE
Mi sento come un’esplosione di «Bollicine»
L’attore Max Giusti è agli Arcimboldi con uno show frizzante: «È la mia fase in questo momento»

Max Giusti è la bottiglia di spumante che si stappa al Teatro Arcimboldi di Milano il 21 marzo. E sono Bollicine: uno one man show che il comico presenta con entusiasmo e ironia. «Sembro un presuntuoso del cavolo, ma mi sento come se tornato all’adolescenza, come quando hai la tua comitiva e papà ti ha regalato un motorino nuovo: ecco, è come se mi fossi comprato un motorino nuovo e dicessi a tutti guardate come è bello».
Uno one man show a cui il comico ha lavorato per tre anni, perché «volevo uno spettacolo completamente nuovo, un’ora e cinquanta di monologo tutto nuovo. A volte mi sono maledetto per questa decisione, ma ne sono molto orgoglioso – prosegue Max Giusti senza mai perdere un sorriso che sottolinea il trasporto con cui parla di Bollicine -. È uno spettacolo dove non c’è mai un momento in cui si dice “ah, era meglio prima”: si apre il sipario e ti travolge. So di avere un difetto enorme: vorrei fare tutto. Per anni ho cercato di fare tutto, cinema, tv, radio. Un mio grande difetto, ma mi sto anche convincendo che questo mio essere onnivoro, se un po’ ti svia nell’inquadrarmi, forse mi ha permesso di essere migliore, di crescere. Mi sento più bravo, perché mi sento libero».
E a queste Bollicine che rappresentano il modo in cui si sente ora, a questo spettacolo Max Giusti confessa di non aver concesso di avere momenti di pausa, assicura di aver lavorato per non dire nulla di scontato o banale, di aver lavorato per non rischiare di non stupire il pubblico.
«Lo spettacolo – aggiunge – è influenzato anche dalla stand up e dall’innovazione tecnologica. Ma vengo qui con la cosa più bella che potessi mai portare in giro. A cinquantasei anni ero stufo di sentirmi dire “sai che non me l’aspettavo”, “sai che pensavo non fossi così”: ecco, questa è la mia versione vera, non si chiama Bollicine perché è uno spettacolo frizzante, ma perché è la mia fase artistica in questo momento. Uno spettacolo assolutamente contemporaneo: non mi sono voluto chiudere nel mio “know how”, ma confrontarmi con quello che c’è intorno».
E anche se, in una sorta di regalo al pubblico, replica dopo replica si sono inserite anche alcune recenti parodie, come quella di Alessandro Borghese e quella di Aurelio De Laurentiis, che sono un cult e vengono accolte dal boato di allegria degli spettatori, Bollicine si rivela un distillato di comicità, riflessione e scrittura rivolto al futuro e senza nostalgia del passato.
«Inizialmente non volevo alcun personaggio – ammette Giusti -, ma con il passare delle repliche mi sembrava di deludere le persone che venivano a vedermi», perché ci sono cose immancabili, che il pubblico desidera in quell’universo che il comico ha creato, costellato anche di personaggi che sono «una terza entità, non sono io, non è il vero personaggio. Ma spero di aver dato in queste parodie una chiave simpatica, un punti di angolazione, un punto di vista simpatico».
Dopo il grande successo della commedia musicale Il Marchese del Grillo, insomma, Max Giusti torna in teatro indossando l’abito da mattatore e sprigiona tutta la sua energia e tanti pensieri accumulati in questi anni. Dicendo le cose «chiare e tonde, senza filtri». Proprio come faceva il Marchese del Grillo. L’amore, i figli, modelli e abitudini, in un flusso di coscienza che è un viaggio nei nostri tempi al di fuori della «gabbia del politicamente corretto», dimostrando che se ne parla ma, in realtà, non è mai esistita.
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