L’ADDIO
Addio a Paolo Carù, giovedì i funerali
Storico titolare dell’omonimo negozio di dischi in piazza Garibaldi. Si è spento all’età di 77 anni.
Gallarate dice addio a Paolo Carù, storico titolare di “Carù Dischi”, il celebre negozio di vinili in piazza Giuseppe Garibaldi. È stato trovato morto nella mattinata di venerdì 14 giugno, nella sua abitazione in centro. I funerali saranno celebrati giovedì 20 giugno, alle 15.45 nella Basilica di Santa Maria Assunta.
IL LUTTO
«Adesso noi come facciamo?». Già, come facciamo? Nella domanda che non ha risposta, pronunciata a mezza voce nel tardo pomeriggio davanti al portone di legno sbarrato sul quale è affisso il cartello «chiuso per lutto» e ai piedi del quale c’è un mazzo di fiori, riecheggia il grande dolore che dal mattino rimbalza come il suono di un tam tam per l’improvvisa morte di Paolo Carù. La musica fatta persona. A Gallarate. Lo sconcerto che assale il sessantenne arrivato con in mano l’immancabile elenco di titoli da comprare, come capita da mezzo secolo a decine e decine di migliaia di appassionati provenienti da ogni dove una settimana dopo l’altra con il sabato quale giornata clou consacrata al rito dell’acquisto di dischi, ecco, la sua velata tristezza è la stessa che avvolge la città per la perdita di uno dei suoi figli più importanti: capace di farne conoscere il nome nel mondo grazie all’amore per il rock. E il «noi» spontaneo scaturito dall’affezionato cliente, che prima di andarsene spende parole d’affetto per il riferimento perduto e non cela la commozione, abbraccia intere generazioni e non ha confini. Perché se c’è una certezza, è che Carù quel disco - qualsiasi fosse - l’aveva.
DIETRO IL BANCONE
Ma non soltanto l’aveva. L’album si trovava negli scaffali (o nell’infinito magazzino) intorno al bancone a ferro di cavallo dello storico negozio di piazza Garibaldi da molto tempo prima che in qualsiasi altra rivendita d’Italia e non solo. Questo uno dei punti di forza, assieme all’infinita conoscenza della musica, al rapporto diretto con cantanti e band internazionale, al solido legame con gli States, che faceva di Carù un vero guru. Sempre dietro quel bancone, incoronato da copertine magnifiche e riviste di ogni tipo (da lui si trovava ancora la fanzine ufficiale dei Beatles, per dire), un tempo con l’immancabile sigaretta in bocca, da un bel po’ senza, che attendeva calmo la richiesta, in alcuni casi decideva se assecondarla - mai cercare lì produzioni troppo commerciali - e dava il consiglio giusto o apriva frontiere sonore che manco potevi immaginare nel rock, nel blues, nel jazz e in tutto quanto deriva da queste tre fonti.
I PIENONI DEL SABATO
Per i gallaratesi cresciuti tra gli Anni Settanta e Ottanta l’immagine impressa nella mente è quella dei pienoni del sabato pomeriggio. Impossibile trovare parcheggio in piazza Garibaldi dalle 15 alle 19. Era una fila continua di amanti di ogni genere musicale che approdavano al negozio dalla città, dalla zona, dalla provincia, da tutta Italia, dall’Europa e anche da oltre. In auto, in treno o appena atterrati a Malpensa, inondando il centro cittadino. Proprio perché quel disco lui l’aveva. Quindi, tutti lì ad ascoltare le novità che giravano sul piatto a ciclo continuo, a scartabellare gli Lp nei raccoglitori frontali, a scambiare opinioni, infine ad acquistare. Appunto un rito. E ancora oggi, con il ritorno del vinile (la sua fortuna), ma pure con i cd (preferiva quelli con la copertina in carta perché più simili alle cover dei 33), il via vai era senza soluzione di continuità.
PROMOTORE ED ESPERTO
Ma Paolo Carù non era soltanto la sua creatura, nata mezzo secolo fa dalla costola dell’attigua libreria di famiglia, nella quale il padre Luigi che stravedeva per Vivaldi aveva avviato in parallelo la vendita ancora attiva dei dischi di classica. Era anche uomo di cultura. Promotore di musica, esperto di cinema (negli Anni Ottanta aveva aperto una videoteca), tra i pilastri di diverse edizioni di Duemilalibri, produttore di eventi in città. Era riuscito a organizzare a Gallarate due concerti del suo idolo Van Morrison, aveva portato qui i Dream Syndacate, ogni anno nella Giornata mondiale del vinile ingaggiava una band e offriva un live davanti al negozio. Ha fondato due riviste specializzate: Buscadero, quella nata nel 1980 della quale era editore e direttore, è letta e apprezzata anche negli Usa.
BAND ANCORA POPOLARE
Aveva un’anima rock. Chi andava da lui sapeva che avrebbe trovato qualcosa in più di un disco. Anche una frase semplice in grado di dare la svolta alla giornata. Come quella riferita a chi scrive che da fan dei Beatles si stupiva retoricamente di una hit raggiunta dalla rimasterizzazione di un album a cinquant’anni dallo scioglimento con lui, pur più votato ai Rolling Stones, lì ad allargare le braccia : «Sono una band ancora molto popolare». Poche, efficaci parole. Prima di girarsi e porgerti un cd di un autore statunitense del quale ignoravi l’esistenza, ma sentendone le prime note capivi che anche quella volta Paolo Carù ci aveva visto giusto e lungo.
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