LE ESEQUIE
Le moto, la gigantografia, le lacrime: ultimo abbraccio a Omar
Questa mattina i funerali di Omar Zin, l’uomo ucciso da un’orsa in Romania

Una cinquantina di moto nel cuore di piazza Dante, a Ferno. Il rombo dei motori e una gigantografia fatta realizzare dagli amici e compagni di viaggio di Omar. Con riprodotta la frase "La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte" dello stesso Omar a rappresentare il suo Dna di viaggiatore e cittadino del mondo. E poi i palloncini bianchi e neri a simboleggiare il suo tifo spassionato per la Juventus fatti volare in cielo. Si sono conclusi così questa mattina, venerdì 11 luglio, nella chiesa parrocchiale dei Santi Martino e Antonio, i funerali di Omar Zin, il quarantottenne che otto giorni fa - era lo scorso giovedì - ha trovato la morte ucciso da un'orsa mentre era in viaggio in Romania. C'era lo striscione "Ciao Africa" srotolato dagli amici del 1976. Tutti lo chiamavano amichevolmente così per la sua passione per il mondo e la scoperta di paesi e terre nuove. C'è stata tutta una comunita' che si e' stretta attorno alla famiglia Zin. E Fabio - marito della sorella Barbara - tra le lacrime ha detto poche ma sentite parole. Queste: «Grazie per essere stati qui così numerosi per lui». E Ferno, la sua Ferno ha risposto presente. Ricordi indelebili, memoria viva, sogno spezzato troppo presto. E c'è stato ieri da parte di gruppi estremisti l'ultimo affronto - confermato dagli amici piu' cari e dalle autorità comunali - di alcune scritte poco edificanti vicino alla gelateria della sorella Barbara. Segnalate dalla famiglia e rimosse dalle Pompe Funebri. Ma oggi una intera comunità ha pianto il suo Omar. Una persona speciale che resterà nel cuore di tutti. Come ha detto - all'inizio della cerimonia funebre presieduta da don Aldo Sutera - l'amica Martina. «Tu sarai sempre l'uomo con la valigia in mano, ti vorremo bene per sempre».
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