TACCUINO
La dimensione incantata di Ande Lande
L’autrice Antonia Murgo: «L’ispirazione per questa storia è venuta preparando la tesi»

Sono i nomi la cosa più importante ad Ande Lande: a seconda di quanti nomi si hanno, si possono prendere in prestito più libri in biblioteca, passare più tempo alle feste, frequentare le scuole migliori e diventare apprendisti degli Astri, che, nel momento in cui un essere umano viene al mondo, danno appunto i nomi. E Chel, che ha un nome solo e con una sola sillaba, non è messa benissimo. Questo è l’avvio del nuovo libro di Antonia Murgo, autrice che, nata nel 1991, nel 2022 aveva già vinto il Premio Strega Ragazze e Ragazzi Opera Prima con il suo romanzo d’esordio, “Miss Dicembre e il Clan di Luna”. E che ora è tornata a spalancare le sue eccezionali doti che trasportano nella dimensione incantata dell’immaginifico con “Ande Lande” (Bompiani Ragazzi Narrativa). «Sono sempre stata ossessionata dai nomi – racconta -: vengo dal Sud e al Sud abbiamo già di nostro nomi magari ereditati dai nonni, o da parenti, nomi un po’ “antichi”, e ognuno se li cambia così da venire chiamati in modo diverso. Per esempio a me a casa, in Puglia, chiamano Antonella. Nella mia cittadina c’è proprio questa abitudine di tanti diminutivi e tanti nomi affettuosi. Per “Ande Lande”, poi, ho usato la musicalità più che il significato, per trovare nomi che suonassero come “riassunto” di ciascun personaggio. Cercando di curare per ciascuno la musicalità, dare un nome che lo rappresentasse, perché il nome è un po’ un biglietto da visita, la prima cosa con cui ci presentiamo. E un po’ ci identifica». «L’ispirazione per questa storia – prosegue Antonia Murgo – è venuta preparando la tesi mentre studiavo giornalismo. C’era un pezzetto dedicato a una bambina peruviana incavolatissima perché voleva andare a scuola e non poteva poiché per arrivarci la strada era molto lunga e su questa si appostavano briganti. C’era un video di questa ragazzina, con un cappello a fiorellino e una grande grinta, pronta a sfidare tutto per andare a scuola. Così ho scoperto, anche se non ci sono mai andata, il Perù, il Sud America, che mi ha affascinato: i costumi, l’arte, l’artigianato. E alla fine ho mescolato».
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