IN TRIBUNALE
«Nessuna violenza sessuale nella pizzeria»
Assolto il titolare del locale di Lavena Ponte Tresa
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Nessuna violenza sessuale in pizzeria. Il Tribunale di Varese ha assolto, «perché il fatto non sussiste», il 43enne accusato di aver abusato di una ragazza che si era offerto di riaccompagnare a casa dopo una serata a base di cocktail e “shottini” in un bar sul lago di Lugano.
Una sentenza che accoglie la richiesta del pubblico ministero Lorenzo Dalla Palma, il quale nella precedente udienza aveva parlato di racconto «lacunoso» della giovane, anche perché era ubriaca (il capo di imputazione contestava all’uomo pure di aver approfittato delle condizioni psicofisiche dell’allora diciannovenne) e aveva un «ricordo confuso» di ciò che successe quella sera di settembre di quattro anni fa. Per il pm, inoltre, era «difficile» stabilire «oltre ogni ragionevole dubbio la totale percezione dell’imputato della non volontà della donna di avere un rapporto sessuale». Da qui la richiesta di assoluzione in base al secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale (prova mancante, insufficiente o contraddittoria).
Identica istanza avanzata dalla difesa (avvocati Marco Antonini e Fabio Stefanetti) che aveva puntato sull’inattendibilità della ragazza, le cui dichiarazioni furono contraddette da alcuni testimoni. La giovane si era costituita parte civile con l’avvocato Marco Conca chiedendo un risarcimento di cinquemila euro per «un comportamento lesivo» della sua sfera sessuale.
«Mi ha portato nella sua pizzeria, diceva che poi sarebbe passato un suo amico a prenderci perché non potevamo guidare. Ha chiuso a chiave, mi ha buttato su una sdraio ed è salito sopra di me. Mi ha spogliata e mi ha toccata nelle parti intime», aveva raccontato la ragazza in aula. «Mi ha tenuto ferma per i polsi e mi ha tolto pantaloni e slip. Io gridavo, gli dicevo di fermarsi, ma lui non mi ascoltava». Il pizzaiolo avrebbe poi tentato di stuprarla, ma la ragazza ha reagito a calci: «S’è fermato solo quando gli ho detto “Sono vergine, non voglio farlo”, e lui ha risposto “Non è giusto che tu perda la verginità così”». Un altro particolare, questo, che ha spinto l’accusa a chiedere l’assoluzione: la decisione di fermarsi dell’imputato, infatti, potrebbe essere “letta” a suo favore, in quanto l’uomo era convinto che la ragazza fosse consenziente e interruppe il rapporto quando lei gli disse che le cose non stavano così.
L’imputato - che nel frattempo ha chiuso il locale e si è trasferito - non era in aula e non ha mai reso dichiarazioni.
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