WASHINGTON
Trump chiede a Corte Suprema via libera agli arresti di migranti

(ANSA) - WASHINGTON, 07 AGO - L'amministrazione di Donald
Trump ha chiesto alla Corte Suprema di sbloccare un divieto di
un tribunale in California che impedisce alle autorità per
l'immigrazione di arrestare migranti in modo indiscriminato a
Los Angeles. Lo riporta il New York Times. La giudice Maame E.
Frimpong ha imposto agli agenti di non basarsi su razza o etnia;
sulla conoscenza dello spagnolo o dell'inglese; sullo lo
svolgimento di un particolare tipo di lavoro, come il bracciante
o il lavoratore agricolo. Un'ordinanza ha imposto significative
restrizioni sulla stretta di Trump sull'immigrazione in
Californi dopo gli arresti di massa che hanno portato alle
mainifestazioni di Los Angeles.
Nella richiesta d'urgenza presentata dall'amministrazione
alla Corte Suprema, il procuratore generale John Sauer ha
scritto che la sentenza della giudice "ha illegalmente
ostacolato l'applicazione delle leggi sull'immigrazione nel
distretto giudiziario più popoloso della nazione". "Inutile
dire", ha scritto Sauer, "che nessuno pensa che parlare spagnolo
o lavorare nell'edilizia crei di per se' un sospetto. Né
nessuno suggerisce che questi siano gli unici fattori che gli
agenti federali prendono in considerazione. Ma in molte
situazioni, tali fattori possono aumentare la probabilità che
qualcuno sia presente illegalmente negli Stati Uniti".
Il 2 luglio, gruppi per i diritti civili guidati
dall'American Civil Liberties Union of Southern California e da
Public Counsel hanno intentato una causa accusando
l'amministrazione Trump di aver condotto retate incostituzionali
a partire da inizio giugno, in cui sono state arrestate migliaia
di persone. La causa accusa l'amministrazione di aver condotto
"operazioni di immigrazione indiscriminate" che hanno coinvolto
migliaia di lavoratori. "Individui dalla pelle scura vengono
avvicinati o fermati da agenti federali non identificati e
costretti a rispondere a domande su chi sono e da dove
provengono", si legge nella causa. (ANSA).
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